No, non è nuovo supermercato, ma un museo: il Maxxi, il primo dedicato alla creatività nel campo delle arti e dell’architettura del XXI secolo. Verrà ultimato e inaugurato ad aprile 2010, ma ha eccezionalmente aperto le porte per due giorni.
Un progetto, questo, nato nel 1998 per volere dell’allora sindaco Veltroni, che riteneva Roma la città ideale per un museo di arte contemporanea. Per l’affidamento è stato indetto un concorso a cui hanno partecipato più di 200 architetti e ingegneri. Quindici i finalisti. Uno il vincitore. In questo caso vincitrice: Zaha Hadid, anglo-iraniana, che ha presentato un progetto innovativo e realizzato una struttura avveniristica. Il museo si appoggia su una struttura preesistente, l’ex caserma Montello vicino allo stadio Flaminio e si sviluppa su tre piani che non combaciando perfettamente, vanno a creare scorci inaspettati e forti spazi aggettati.
Spazi enormi, forme morbide con pareti inclinate. Niente è stato lasciato al caso: anche il pavimento volutamente poroso che si “usura” al passaggio. L’architetto, infatti, non voleva un museo immacolato, ma un luogo dove interno ed esterno interagiscano l’uno con l’altro. Anche per questo, c’è una forte combinazione di luce artificiale e luce naturale: vetrate enormi da cui entra prepotente la luce, inserti trasparenti che permettono il mantenimento di un contatto con l’esterno e con gli altri livelli del museo.
Il complesso ospita due istituzioni il MAXXI arte e il MAXXI architettura, volte a promuovere l’arte e l’architettura attraverso la raccolta, la conservazione e lo studio dei linguaggi più attuali. I due musei ruotano intorno ad una grande hall a tutta altezza, dalla quale si accede alle gallerie dedicate alla collezione permanente e alle esposizioni temporanee.
Sono previste, ma non sono state ultimate, le strutture che ospiteranno l’auditorium, la biblioteca, un bookshop, una caffetteria e una mediateca. Le attività in programmazione come mostre, workshop, convegni, laboratori e spettacoli, rispecchiano la vocazione del museo, che non è più solo luogo di esposizione, ma anche un laboratorio di sperimentazione e produzione artistica.
Secondo voci di corridoio, Zaha Hadid avrebbe tracciato le linee principali della struttura su un tovagliolo, mentre prendeva un caffè. A prescindere dalla veridicità di questo aneddoto, è vero che l’architetto ha preso delle linee guida e ha sviluppato poi la struttura ripetendo le stesse linee.
L’idea era di creare una struttura aperta, intergrata con lo spazio urbano circostante, ma che rimanesse il più neutra possibile, per poter “accogliere” le opere che vi saranno esposte. Zaha Hadid ha voluto riqualificare il cemento a vista come materiale “estetico”: ha fatto elaborare una miscela di cemento nuova, che ha reso le pareti perfettamente lisce grazie ad un processo di vetrificazione.
La struttura del museo è arricchita e supportata da tecnologie all’avanguardia: il sistema di copertura, per esempio è caratterizzato da pannelli trasparenti che permettono un uso modulato della luce naturale. Un doppio strato di vetri con un passaggio per l’aria permette il mantenimento della temperatura ideale.
Ad oggi, fanno parte della collezione permanente ben 300 opere tra cui quelle di Clemente, Kapoor, Pintaldi, Warhol, solo per citarne alcuni. La prima vera mostra ad aprile 2010, si intitolerà “Spazio” e segnerà l’apertura ufficiale del MAXXI.
Ambra Fiorin