Se ieri lasciava tutti a bocca aperta mostrando corpo e talento rari nel caliente “Lucia y el sexo”, oggi l’attrice spagnola è una moglie e madre appagata, impegnata in drammi di guerra e commedie d’azione. Nel mezzo un Goya, un trasferimento dall’Europa all’America e una carriera baciata da Hollywood che non conosce crisi. E dire che un tempo voleva diventare giornalista…
Appena un mese fa apriva il Festival Internazionale del Film di Roma con il suo solito fascino ed eleganza, pronta a presentare Triage, ultima opera di Tanovic incentrata sulle drammatiche conseguenze della guerra. Per l’occasione ha condiviso il set con due attori d’eccezione: Colin Farrell e Christopher Lee, rispettivamente nei panni di suo marito e suo nonno. Non è certo la prima volta che l’attrice spagnola fa parte di un cast internazionale: dopo il Goya e l’acclamazione a Hollywood, la sua carriera è ormai sempre più in ascesa.
Lei, Penelope Cruz, Javier Bardem: sembra proprio sia il momento degli attori spagnoli…
Chissà. Sicuramente a Hollywood è sempre momento degli attori stranieri, più che spagnoli: è un ambiente misto, c’è posto un per tutti. Ma non mi considero sulla cresta dell’onda: sono una semplice attrice che lavora all’estero, in Italia con i Taviani, ora in Serbia, insomma anche se vivo a Los Angeles non mi considero una che se la vive fino in fondo. Ci abito, tutto qui.
Quindi per lei l’America è solo una soluzione temporanea?
Certo, è stata una decisione difficile andarci a lavorare, anche perché non sono madrelingua. Ma la considero la scelta migliore della mia vita, insieme ad aver accettato Lucia y el sexo, ci voleva coraggio. Detto questo, tengo sempre la porta aperta per la Spagna e l’Europa: se Almodovar, con cui ho già lavorato, mi proponesse un nuovo progetto interessante, accetterei senza riserve. La differenza fra cinema europeo e americano? Budget e tematiche: l’Europa è più intimista, privilegia i drammi e l’introspezione psicologica, in America vanno pazzi per gli effetti speciali. Ma sul set si lavora allo stesso modo.
A proposito del suo primo film, mai avuto problemi con il nudo? No, sono un’attrice. Mi sento sempre libera e a mio agio con il corpo, non ho mai avuto problemi al riguardo, ma non lo farei mai gratis, ecco.
E’ vero che ha studiato giornalismo?
Sì, per due anni, ma non ho mai finito l’università. E poi non sono curiosa, non sarei mai stata una brava giornalista, però la facoltà era la più vicina a casa mia e potevo contemporaneamente seguire i corsi per diventare attrice. E poi all’inizio i miei non volevano che facessi l’attrice.
Qual è il suo rapporto con i media?
Mi hanno definito più volte sex symbol, fin dall’inizio, ma non mi ci sono mai ritrovata: non sono una bella faccia o un corpo, solo un’attrice. E invece di dirmi sexy, vorrei che mi si dicesse che sono brava. Spero di esserlo, almeno.
Un regista con cui le piacerebbe lavorare?
Molti, da Milos Forman a Michele Placido, ma anche Fausto Brizzi, di cui apprezzo le commedie. Mentre come partner di scena vorrei accanto i bravissimi Anthony Hopkins e Morgan Freeman.
Quali sono i suoi prossimi progetti?
Sto girando una commedia d’azione diretta in Serbia, un film un po’ pazzo. E ho appena finito le riprese di Burning Palms, regia di Chris Landon: una satira acida sulla vita a Los Angeles.
Claudia Catalli