Più di 97 mila posti di lavoro creati e un traffico di passeggeri che cresce del 7,4 per cento annuo dal ’90 ad oggi, per un giro d’affari da quasi tre miliardi di euro. Il comparto crociere sembra non aver risentito della crisi che ha investito l’intero settore turistico. Sulla stessa linea, Costa Crociere ha rivelato di aver generato introiti nel 2008 in Italia per oltre 1,1 miliardi di euro, con un capitale di circa 420 milioni di euro che ricade su imprese italiane fornitrici di beni e servizi per il settore crocieristico. Un simile risultato ha valenza sia a livello quantitativo, cioè in termini di incidenza diretta sul fatturato, e sia a livello strategico, soprattutto per i fornitori che riscoprono nella nave da crociera la nuova portabandiera del Made in Italy nel mondo.
“La nave è un modello interessante di vetrina itinerante per il made in Italy. Basti solo pensare a quante sono le aziende di piccole e medie dimensioni che possono raggiungere i mercati mediorientali o cinese che altrimenti sarebbero fuori dalla loro portata. Si tratta dunque di un doppio vantaggio: da una parte introiti derivanti dagli ordinativi che si ricevono dagli armatori, dall’altro l’opportunità di fare marketing in giro per il mondo” spiega Giuliano Noci, responsabile progetti di internazionalizzazione del Mip, School of Management del Politecnico di Milano.
La ricerca del Mip segnala che solo nel 2008 Costa Crociere ha coinvolto 2137 imprese italiane, di cui 680 con sede in Liguria (patria della Costa), 537 lombarde, 97 pugliesi e 89 campane, interessando quindi tutto il territorio nazionale nella valorizzazione del Made in Italy. “Con alcune realtà imprenditoriali – sottolinea Pier Luigi Foschi, presidente e amministratore delegato di Costa Crociere – svolgiamo un’attività do co-marketing molto efficace. Un esempio? Sulla Costa luminosa ci sono 120 lampadari de La Murrina, l’azienda della famiglia Ceriani, con cui abbiamo realizzato un modello perfetto di co-marketing.”
Secondo gli esperti l’80 per cento del valore di una nave deriva dalla validità dei fornitori: è proprio per questo che i produttori europei continuano costantemente ad alimentare la crescita dei subappalti. Ma la sfida più grande per gli armatori sarà riuscire a mantenere gli alti tassi di presenza degli ultimi dieci anni che hanno visto il numero dei passeggeri praticamente raddoppiato.
Sara Macinante