Quello che non ti aspetti è di trovarti Daniel Craig nei panni di un partigiano ebreo. Ma soprattutto è vederlo nei panni di un eroe per forza, fragile e molto ambiguo. In Defiance – I giorni del Coraggio, film diretto da Edward Zwick, il James Bond un po’ coatto dei giorni nostri, è un ebreo russo, che per salvare la pelle e quella di una comunità ebraica dall’olocausto, si rifugia nella foresta Bielorussa dove è nato è cresciuto. Per tre anni, ingaggerà una disperata ed impossibile resistenza contro le truppe naziste. La storia è presa pari pari da eventi realmente accaduti, e quindi la mimesi con il personaggio di Tuvia Bielski, doveva essere il più attendibile possibile.
Non avevo la minima idea di questa storia.” Dice sorridendo, alla presentazione del film che uscirà in sala il 23 Gennaio distribuito da Medusa. “Sapevo di resistenza in Europa, ma non conoscevo nulla di partigiani ebrei in Russia. Mi sono documentato e più studiavo, più comprendevo la forza di volontà di queste persone.” Le altre persone a cui fa riferimento, sono i suoi due fratelli, che con lui affrontarono i tedeschi nei boschi, orgogliosi di non essere solo pecore destinate al macello. Come Zus (interpretato nel film da Liv Schreiber), il secondogenito, che per un periodo si unì ai partigiani russi, finché non tornò dai fratelli dopo aver verificato sulla sua pelle la violenza ed il razzismo dell’Armata Rossa contro gli ebrei. Il film evidenzia anche le fratture ideologiche all’interno di questi eroi per forza.
“E’ una storia di uomini, non di supereroi”. E mentre lo dice, i suoi occhi azzurro ghiaccio ricordano molto da vicino il suo Bond. Però è solo una illusione momentanea. Perché a ben vedere, le immagini che Defiance ci rimanda, sono proprio quelle di un gruppo di persone che da normali compiono azioni eccezionali. Certo, probabilmente la realtà storica è stata fortemente falsata per questioni di drammaticità, ma si sa il cinema è soprattutto intrattenimento. Ma aderenza o meno, il film vuole soprattutto mettere in risalto il senso della comunità che venne a crearsi in quei boschi.
“E’ un’epopea senza effetti speciali, che mette in risalto la difficile sopravvivenza di un gruppo di ebrei nei boschi dell’Europa Orientale”. Il film è stato interamente girato in Lituania, durante un inverno rigido, così per ricreare i disagi che quel gruppo di uomini ha dovuto subire. “Il coraggio è stato sopravvivere a questo film.” Daniel Craig ride mentre sottolinea la battuta. Poi però continua facendosi serio “Su questo piano è stato davvero coinvolgente. Il freddo, la fame, il dolore, la fatica che si vede è vero. Al confronto 007 è stato un gioco spettacolare”. Defiance è un film di guerra. Meno azione è più cuore. Anche, forse un po’ troppo convenzionale, ma in ogni caso Craig ha passato mesi a prepararsi a questo ruolo. Spinto soprattutto dall’umanità del personaggio. Che eroe o meno era davvero un uomo eccezionale.
Chi era veramente Tuvia Bielski?
Un eroe per necessità. Un ingenuo che ha imbracciato il fucile e si è ritrovato a ricoprire la parte di condottiero. E’ un personaggio ambiguo, perché fondamentalmente il suo scopo era quello di salvare se stesso e i suoi fratelli, più che la comunità… Alla fine però riuscì a portare in salvo 1200 ebrei, senza chiedere, un volta finito il conflitto, nessun risarcimento. Un vero uomo, infine. Per questa sua umanità, credo che sia stato uno dei ruoli che più mi hanno coinvolto.
Il film parla essenzialmente di coraggio. Di persone semplici che diventano eccezionali. Non le è sembrato strano interpretare un personaggio del genere, così lontano da Bond?
Per interpretare Tuvia non avevo bisogno di muscoli o di effetti speciali. Era un uomo tra tanti, che si è trovato immerso in una situazione più grande di lui. Per essere realista sono perfino dimagrito, perché ad un certo punto egli si ammalò di tifo. Lo salvarono le medicine che egli ed altri del suo gruppo rubarono da una base nazista dopo un assalto. Già da questo aspetto capiamo che non era un supereroe.
Ultimamente Hollywood ha la tendenza ad enfatizzare e rendere noti alcuni episodi poco conosciuti della seconda guerra mondiale…
Credo che è arrivato il momento di raccontare quella guerra devastante secondo un nuovo punto di vista. E narrare storie nuove è salutare per la storia stessa. Anche per un attore. Soprattutto per me che cerco sempre vicende “umane”. Mi interessa capire la fragilità dei personaggi, il loro lato oscuro.
Questo film si interpone tra un Bond e l’altro. Come vede il suo futuro da attore…
Anche Connery tra un Bond e l’altro interpretò La Collina del Disonore. Il segnale è chiaro, non voglio essere etichettato come James Bond per tutta la vita. Faccio le mie scelte per istinto, attraverso i copioni che mi vengono proposti. Il personaggio me lo devo sentire addosso. Se dovessi fare un film per dovere, sono convinto che non raggiungerei mai la perfezione. Come sa ho un’opzione per un terzo Bond, però di cosa farò da qui in avanti non ne ho idea.
Roberto Leggio
(Nella foto Daniel Craig)