Trentacinque anni senza sentirli. Liza Minnelli è ancora la diva divenuta tale con Cabaret, il film diretto da Bob Fosse nel lontano 1972. Un periodo lungo nel quale, la sua stella non si è mai appannata. Anzi, continua a brillare con energia. Proprio come quella che sprizza la cantante, ormai sessantaduenne, dal viso un po’ invecchiato, ma dalla voce ancora potente e ammiccante. Travolgente come poche, simpatica nel suo essere artista, incredibile per le sue perfomance sempre riuscire, Liza Minnelli illumina con lo sguardo tutto quello che la circonda. Compresa la normalità di una vita votata al palcoscenico. Figlia di Vincente Minnelli, regista di musical di chiara fama, italiano d’origine dal quale ha acquisito l’amore per la musica; e di Judy Garland, attrice, cantante, ballerina, performer di come non esistono più, si lascia intervistare senza problemi. Le si potrebbe chiedere di tutto, invece, forse per timore di fare brutta figura, prendiamo tempo e valutiamo di parlare di lei, di suo padre e della sua opera filantropica nei confronti dei bambini cerebrolesi. Ma poi l’emozione prende piede e intavolo il discorso sulla sua venuta in Italia per una serie di concerti. Il tour, che inizierà a Roma il 29 Ottobre, toccherà altre sette città, nelle quali già si accapigliano per i biglietti. “Riempio i teatri, ma resto sempre una semplice cantante”. Confessa. Ma tutti sappiamo che non è solamente così. Il ritornello di New York, New York, è un refrain che è entrato nella leggenda. E per dimostrarlo, in una performace estemporanea alla Fontana di Trevi molto gradita ai turisti (ma anche ai romani), ha lanciato una monetina nella fontana. Un gesto beneaugurante. Scaramantico. A questo ragionamento la tensione si scioglie e Liza Minnelli, parla a ruota libera. Leggiadra come la musica. Forte come i testi delle sue canzoni.
Cosa ha pensato mentre lanciava la moneta nella fontana…
A tutti quei bambini che non hanno avuto fortuna. E abbiamo lo stesso amore che ho avuto io.
Un bel pensiero…
I bambini mi hanno salvato la vita. Ho avuto l’encefalite e i dottori mi dissero che non sarei mai tornata come prima. Ma imitando i gesti dei bambini cerebrolesi che seguo da anni nell’ospedale di Philadelphia, sono tornata come prima. E’ stata una riabilitazione che mi ha fatto capire molte cose. La mia vita da allora non è più la stessa.
Di lei molti invidiano la sua energia. Da dove la prende?
I miei mi hanno allevata come un cavallo da corsa. I miei genitori sono stati molo importanti. Da mia madre, che era una donna molto forte, ho preso la razionalità, la praticità. Da mio padre, ho imparato ad amare i sogni. Ma entrambi mi hanno insegnato ad affrontare le difficoltà. E quando ce ne sono le affronto provando su me stessa quale sia la strada giusta da seguire. Se mi accorgo che percorrendo una via continuo a sbagliare, allora cambio percorso.
A che punto è la sua carriera?
Non mi posso lamentare. Resto sempre la ragazzina che sognava di cantare, anche se riempio i teatri. Così ho deciso di realizzare un film su un quartiere di New York, trampolino di lancio per Broadway…
E di cosa si tratta?
Un posto del Greenwich Village dove ci sono tantissimi nights. E’ una zona molto viva, sempre in fermento. Solitamente è frequentato da persone che vogliono arrivare a Broadway, o da quelle che per un motivo o per l’altro ci sono state. La cosa che mi colpisce e che la rende unica è che questa parte della città è un posto misterioso, molto sensuale. Il film è dedicato a questi personaggi, di gente che ama lo show-business e di persone comuni. Tutte legate da uno stesso collante: l’amore per la musica.
Un musical, di quelli che dirigeva suo padre, allora…
In parte. Nel mio film voglio parlare di un posto dove la musica mette insieme le persone e gli strappa qualcosa dentro. Sarà una pellicola drammatica, buffa e allo stesso tempo commovente".
Qual è il maggior insegnamento che le ha lasciato suo padre?
L’importanza della musica. I miei genitori si sono incontranti sul set di “Meet me in St Louis”, un’opera che ha cambiato il musical. Era più credibile, si capiva fin dall’inizio che avrebbe portato una ventata di novità al genere..
E da sua madre?
La forza di andare avanti. Di affrontare le minime cose con coraggio, senza farsi prendere dal panico, ponderando con intelligenza tutte le varianti.
Cosa conta veramente nella sua vita?
Sono le piccole cose che contano, i dettagli. Sono nata in una famiglia che dava molto valore ai dettagli. Bisogna vivere una giornata alla volta. Io qualche volta mi fermo, guardo i miei piedi e dico: ho i piedi piantati per terra, la testa un po’ nelle nuvole, quindi mi lascio andare e vivo alla giornata. Poco fa mi è accaduta una cosa straordinaria: ho chiamato i miei amici in America e mi hanno detto che mi hanno appena visto ballare davanti alla fontana di Trevi! Non è strepitoso vivere in una simile epoca?
C’è un regista italiano con la quale le piacerebbe lavorare?
Franco Zeffirelli. Non solo perché è un buon amico, ma è anche un grande artista. Ha fatto film straordinari, ama la musica, ed è sempre originale. Non è piaggeria ma lo ammiro tantissimo. Desidero lavorare con lui perché con il suo lavoro ha cambiato l’industria cinematografica.
E’ vero che considera Mina la cantante più brava del mondo?
Si, è sicuramente più brava di me! Me l’ha fatta conoscere Kay Thompson, la mia madrina (a cui devo tutto). Da allora, ho imparato ad amare la sua voce. Il mio grande desiderio è quello di cantare con lei o anche solo di avere un suo autografo. Ma se non riuscirò ed esaudirlo mi rimane comunque la sua musica. Spesso la mattina appena sveglia ascolto un suo disco per iniziare bene la giornata.
Roberto Leggio
(nella foto Liza Minelli)