Roma. Con i Torlonia, vince la bellezza.

Roma. Con i Torlonia, vince la bellezza.

Capolavori in mostra per tornare a sperare

L’Italia di nuovo nella morsa della pandemia. La temuta seconda ondata è arrivata e fa paura, in Europa e in Italia. Nel difficile equilibrio tra tutela della salute e dell’economia, nuove misure del Governo e lockdown locali stringono le maglie delle restrizioni mentre aumenta la pressione negli ospedali.

“Non basta il vaccino, serve responsabilità. Non sarà il vaccino a farci superare l’inverno ma i nostri comportamenti”, ha detto la virologa Ilaria Capua in una recente intervista. Le incertezze del futuro mettono a dura prova una società che cerca di riprendere fiato come può.

Voglia di cultura, voglia di bellezza, voglia d’incontro. Esigenze irrinunciabili dell’umanità. L’arte condivisa in digitale nel periodo più buio della scorsa primavera, nei grandi spazi, offre ancora la possibilità di vivere un’apparente normalità, nel rispetto di tutte le prescrizioni di sicurezza.

Rinviata da molti mesi, ha finalmente aperto i battenti a Roma la mostra, in programma fino al 29 giugno 2021, “I marmi Torlonia. Collezionare capolavori”, accessibili al pubblico, dopo oltre cinquant’anni, nella nuova sede espositiva dei Musei Capitolini, a Villa Caffarelli.

Location di per sé straordinaria, risalente al Cinquecento, quando Ascanio Caffarelli, figlio di Gian Pietro, che era stato paggio di Carlo V, ebbe in dono dall’imperatore un terreno sul Capitolium. Il palazzo ha poi subito, nei secoli, varie trasformazioni che ne hanno in gran parte stravolto le forme originarie.

In mostra 92 opere greco-romane selezionate tra i 620 marmi catalogati, appartenenti alla più prestigiosa collezione privata di sculture antiche al mondo, la Collezione Torlonia, tesoro della storia dell’arte e dell’archeologia.

Il progetto è un’iniziativa del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo d’intesa con la Fondazione Torlonia. Curatori Salvatore Settis e Carlo Gasparri, archeologi e accademici dei Lincei. Restauro dei marmi promosso dalla stessa Fondazione con il significativo contributo della Maison Bulgari, sponsor principale della mostra. Allestimento dell’architetto David Chipperfield. Organizzazione e promozione dell’esposizione di Electa, anche editrice del catalogo.

Una «collezione di collezioni» attraverso i secoli, come l’ha definita Settis, evidenziandone l’unicità: “È eccezionale la qualità di moltissime opere e soprattutto il fatto che i Torlonia, avendo messo insieme la ricca produzione nell’Ottocento, hanno potuto acquistare raccolte più antiche conservate da grandi famiglie che decadevano. Il caso più noto è quello della raffinatissima collezione del marchese Giustiniani, conservata nel palazzo dove ora c’è il Senato, che i Torlonia hanno comprato in blocco e che annovera pezzi di altissima qualità. Hanno comprato anche Villa Albani. Oggi Villa Albani Torlonia ha ancora il suo aspetto del tardo settecento ed è una perla assoluta nel cuore di Roma che nessuno conosce”.

Una delle grandi famiglie di Roma, i Torlonia, mercanti di tessuti e sarti in piazza di Spagna, di nobiltà pontificia e con risorse economiche di origine bancaria e agraria, sono stati una delle ultime casate romane insignite di un titolo ducale creato ex novo dai papi, e successivamente principesco, per i ciclopici lavori del prosciugamento del lago Fucino da parte di Alessandro Torlonia (1878), già tentato da Gaio Giulio Cesare.

L’ultima famiglia principesca romana ha, così, raccolto un tesoro artistico di inestimabile valore e qualità, esposto nel palazzo alla Lungara dopo la costituzione del Museo allestito dal principe Alessandro Torlonia nel 1875, ma poi precluso al pubblico negli anni quaranta.

ph. Oliver Astrologo – © Fondazione Torlonia, Electa, Bvlgari

I marmi costituiscono, dunque, una grande testimonianza della storia del collezionismo di antichità a Roma dal XV al XIX secolo. E le sculture in mostra a Villa Caffarelli non sono solo insigni esempi di scultura antica ma anche la conferma di un processo culturale, il passaggio dal collezionismo privato al museo pubblico moderno, in cui la città eterna e l’Italia hanno avuto un indiscutibile primato.

Spesso, dietro straordinarie collezioni, c’è l’attenta dedizione di singoli conoscitori che ne hanno anche determinato, a suo tempo, la cura, la conservazione e la non dispersione.

Il percorso espositivo della mostra più attesa dell’anno 2020, è diviso in cinque sezioni. Un ‘racconto’ che inizia dal momento più recente e va a ritroso, in una sequenza cronologico-concettuale. Nella prima sezione, un’evocazione del Museo Torlonia. Nella seconda, i rinvenimenti ottocenteschi nelle proprietà Torlonia, ancora vaste. Nella terza, le forme del collezionismo del settecento, con le sculture provenienti dalle acquisizioni di Villa Albani e della collezione dello scultore e restauratore Bartolomeo Cavaceppi. Nella quarta, una selezione dei marmi di Vincenzo Giustiniani, uno dei più sofisticati collezionisti romani del seicento e, nella quinta sala, i pezzi di collezioni di famiglie aristocratiche del quattro e cinquecento. Infine, la sala dei bronzi, con la lupa romana, la statua equestre del Marco Aurelio, e i bronzi del Laterano che Sisto IV nel 1471 donò alla città ora custoditi nei Musei Capitolini.

In mostra, sculture di grande potenza espressiva (busti, guerrieri, satiri, dee e baccanti, rilievi, statue, sarcofagi ed elementi decorativi) provenienti in parte da scavi, in parte da collezioni antiche, escono dall’ombra, dopo tanto tempo, per mostrare la loro incomparabile meraviglia nel bianco candore del marmo.

Dalla serenità innocente della Fanciulla di Vulci alla grazia di Afrodite, al fascino dell’Hestia Giustiniani, alla fastosa acconciatura dell’imperatrice siriana Giulia Domna, l’“imperatrice filosofa”, al ritratto realistico dei volti dell’Eutidemo di Battriana e di Crisippo Cesarini e, sopra tutti, il severo ritratto del Vecchio da Otricoli (50 a.C.).

E, ancora, per citare alcune opere, Il Caprone Giustiniani, la cui magnifica testa è stata attribuita nel corso del recente restauro a Gian Lorenzo Bernini, e Il Satiro e la Ninfa Torlonia raffigurati nell’invito alla danza, trionfo di grazia. L’Hestia Giustiniani in marmo pario, la grande tazza con le fatiche di Ercole e la statua di Meleagro, e altri capolavori.

L’iniziativa è un progetto culturale che va oltre la mostra romana. Itinerante, dopo Roma, con un tour mondiale.

Mentre già si guarda ad un futuro ‘Museo Torlonia’ permanente per raccogliere l’intera incredibile collezione.

È l’auspicio del curatore Settis, raccolto dal Ministro Dario Franceschini: “Oggi si sta realizzando un percorso che accenderà l’attenzione del mondo intero, perché dopo decenni torneranno visibili opere che tolgono il fiato, capolavori assoluti a lungo celati. La strada che si vuole intraprendere porta all’individuazione di un luogo a Roma, condiviso con gli eredi Torlonia, dove rendere visibili per sempre queste opere. Lo Stato è disponibile a dedicare luoghi e risorse adeguate a un simile museo. Una sede prestigiosa come Palazzo Rivaldi, per il cui restauro è già deliberato un finanziamento di 40 milioni di euro, si potrebbe prestare a ospitare la collezione Torlonia”.

ph. Oliver Astrologo – © Fondazione Torlonia, Electa, Bvlgari

“Una storia a lieto fine”, come ha detto il curatore Gasparri, nella villa rinascimentale nei pressi del Colosseo?
“Una mostra puntata sul futuro. Dobbiamo sfatare l’idea del classico come qualcosa di polveroso. Il classico si muove in due sensi. Lo conosciamo sempre meglio. Riconoscere il classico ci allena ad apprezzare la diversità”, spiega ancora Settis.

Un progetto anche avveniristico, la collezione Torlonia, come afferma Alessandro Poma Murialdo, presidente della Fondazione: “La mostra scrive un nuovo capitolo nella prestigiosa storia della collezione. Mio nonno, Alessandro Torlonia, aveva concepito un museo avanguardistico, un progetto avveniristico sin dalla sua nascita, promosso con criteri moderni. Basti pensare al catalogo del 1885 che censisce tutte le opere della collezione con fototipia, attraverso canoni decisamente moderni”.

“Non è ormai persona colta, la quale non conosca, o di vista o di fama, il museo Torlonia presso la porta Settimiana. Una raccolta che non può che destar meraviglia nella sorprendente sua ampiezza”. Così scrisse Carlo Ludovico Visconti, nel 1885, nella prefazione al catalogo del museo.
L’arte afferma la sua bellezza e il suo ruolo anche in uno dei periodo più drammatici dal dopoguerra. Per recuperare la storia del nostro Paese e, negli splendori del passato, ritrovare energia e speranza. Una sfida per gettare un ponte tra difficoltà e incertezze del presente e orizzonti di senso per guardare al futuro con fiducia.

La mostra “I marmi Torlonia. Collezionare capolavori” è aperta tutti i giorni 9.30-19.30 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura esibendo il titolo di ingresso acquistato precedentemente online). In considerazione delle possibili variazioni, per la visita è preferibile consultare, comunque, il sito dedicato www.torloniamarbles.it e i canali social per aggiornamenti.

Foto di copertina di Oliver Astrologo – © Fondazione Torlonia, Electa, Bvlgari

Elvira Frojo