Venezia d’inverno. Burano, non solo merletti

Venezia d’inverno. Burano, non solo merletti

Quando si arriva a Venezia, da qualsiasi parte del mondo, in qualsiasi momento dell’anno, non si può che provare un’indicibile emozione.

Città eletta patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO, malinconica, struggente, elegante e sofisticata nella sua altera semplicità, Venezia avvicina e rende felici. Unico ed esclusivo il soggiorno per il solo fatto di esserci. Un salto fiabesco, in un attimo, dalla ferrovia alla laguna, ai battelli che segnano un tempo lento, dimenticato che si fa improvvisamente sereno, dal battito raffinato. E sembrano, in pochi istanti, svanire i ritmi nevrotici di città che appaiono ormai lontane, con il solcare del battello o con lo scivolare della gondola sull’acqua.

Un fascino che i veneziani custodiscono gelosamente. Una lezione di gentilezza, quella di un gondoliere aggredito da un turista straniero intento a scattare selfie sulla barca incustodita. ‘Per favore, non mi tocchi’, ha fatto il giro del mondo, facendoci interrogare sulla potenza della gentilezza, in un mondo che ha dimenticato le ‘buone maniere’.

Venezia è anche la bellezza delle sue meravigliose isole. Tra le tante isole lagunari, la Giudecca, a lungo abitata da famiglie che nei secoli hanno costruito prestigiose ville e lussuosi palazzi. Murano, famosa per i suoi vetri, e Burano per i suoi merletti. Sono davvero posti unici al mondo.

Un paradiso è anche Torcello, soprattutto per gli appassionati di birdwatching, crocevia di una notevole quantità di specie migratorie che vi trascorrono brevi periodi nel lungo viaggio tra un continente e l’altro. Alcune specie fanno ormai parte della fauna locale. Ricamo e merletto uniscono passato e presente, nell’affascinante isola di Burano. Per le nobili donne espressione di creatività femminile, per le suore esercizio di umiltà e contemplazione, per le donne meno agiate fonte di guadagno.

Oggi, Burano, dopo l’acqua alta del mese di novembre, conserva intatta la sua bellezza e le sue risorse. Non si può resistere ad ammirare oggetti e capi di abbigliamento finemente lavorati, esposti nelle ‘case-botteghe’ che spesso mantengono nel retro bottega, come nel passato, l’alloggio dei negozianti. Un posto incantevole della Laguna di Venezia, Burano. Ogni casa ha un proprio colore che la distingue dalla proprietà vicina, in un insieme armonioso. Un quadro a colori che comunica gioia e quiete.

Una sosta da non perdere per gustare cibo eccellente è la ‘Trattoria al gatto nero’. Rilevato da Ruggero nel 1964, il ristorante prende il nome da un gruppo di gattini neri che sostavano davanti al locale. Una cucina che è espressione della competenza e del cuore. Una passione che trae forza dall’amore di Ruggero per la musica, sin da ragazzo, e che ispira, come una melodia, la preparazione di ogni piatto. Nel 1972, l’incontro con Lucia porta la cucina di Ruggero a sviluppare piatti di grande successo che rappresentano oggi la fama del ristorante. Pietanze rivisitate sempre nel rispetto della tradizione e della materia prima, di grandissima qualità. Pesci e crostacei freschissimi, pasta fatta in casa, prodotti del mercato lavorati con la devozione e la fantasia del cuore.

Una cucina ‘semplice’ e raffinata che è un richiamo anche per il pubblico internazionale. Felici di fare ritorno in questo vero paradiso del palato, accolti, come ospiti speciali, dalla cortesia di Ruggero e della sua famiglia. La ‘Trattoria al gatto nero’ è un esempio di cultura nella difesa della tradizione e dell’autenticità del locale e della cucina. Ruggero, 73 anni, dice: “Sono sposato da 48 anni con Lucia, perno della cucina. Senza di lei, non sarei arrivato al successo”.

Con l’acqua alta sempre in agguato, quest’anno ancor di più, Venezia e le sue isole conservano l’entusiasmo e lo stile di un popolo fiero che risponde alla maleducazione e alla violenza di una società alla deriva, con gentilezza e valori. Civiltà e cultura che, anche oggi, è possibile esprimere, ognuno nel proprio mondo.

Elvira Frojo