A Mentone in scena l’”Ode alla vita”

A Mentone in scena l’”Ode alla vita”

Tra le Alpi Marittime e il mare della Costa Azzurra, a due passi dal confine italiano, prende forma la prima Biennale di Arte Contemporanea Sacra di Mentone. In esposizione opere dei grandi come Christo, Dalì e Banksy; spazio però anche ai lavori di artisti emergenti, italiani ed esteri.

Mentone, Francia

Si è aperta ieri a Mentone, Francia, la prima edizione della Biennale di Arte Contemporanea Sacra. Presso il Grand Hotel des Ambassadeurs Liana Marabini, organizzatrice e curatrice della mostra che si svolge proprio nei corridoi e nelle sale della struttura, ci ha parlato di come è nata l’idea di istituire un evento simile, e quali sono gli obiettivi che si propone con questa iniziativa che si svolgerà per tutto il mese di ottobre.

Liana Marabini, al centro, durante la conferenza stampa di presentazione della Biennale

Liana, questa prima edizione della Biennale di Mentone è intitolata “Ode alla vita”, ci spieghi il perché di questa scelta?

Si chiama così perché pensiamo che non si fa abbastanza per la vita in questo momento, non parlo dal punto di vista politico perché non mi occupo di questo, ma dal punto di vista umano e spirituale. Siamo abituati a fare estetica della morte e ci dimentichiamo della vita che è la cosa più bella e più lunga della nostra esistenza. Dobbiamo valorizzarla e per ispirare gli artisti il desiderio di raffigurare la vita stessa al posto di morte, negatività e pessimismo.

Aspettative?

La più importante è che i molti artisti emergenti che stiamo ospitando possano riuscire a guadagnarsi visibilità. Il mio augurio è questo, che siano più conosciuti dopo questa Biennale di quanto non lo fossero prima. Ovviamente qui esposte abbiamo opere di molti artisti già famosi, da Banksy a Christo passando per Dalì e Hirst, ma spero che qualche museo o collezionista si possa interessare ai lavori di artisti oggi meno noti.

Perché avete voluto mettere in risalto proprio il tema del sacro?

Notre-Dame des Innocents, Daphné du Barry

Perché tutto quello che faccio si riferisce al sacro. Io sono anche cineasta, faccio film dedicati alla storia della Chiesa. Tutto questo perché trovo che la Chiesa, l’istituzione più durevole al mondo, mi trasmette fiducia. Da 2000 anni, malgrado le malefatte di chi sta dentro e fuori, gli attacchi subiti, continua a vivere e prosperare,e credo che sia opera di Dio quindi io rispetto l’opera di Dio e tutto quello che faccio lo faccio per mettere in luce il sacro, non solo delle istituzioni ma anche delle persone.

Come è nata questa Biennale?

È nata dalla volontà di festeggiare in modo particolare, diverso, i 10 anni dell’esistenza del Festival del film cattolico, organizzato da me, che si svolge al Vaticano. Si tratta dell’unico festival cinematografico che gode dell’alto patronato della Santa Sede, esiste da 10 anni e con questa Biennale da un lato volevo festeggiare come si deve questo anniversario. Ho scelto Mentone poi perché è una cittadina dalla grande vocazione artistica, ha avuto per 70 anni una Biennale di arte contemporanea che è cessata qualche anno fa. È luogo che ha visto protagonisti molti artisti importanti e moderni. Il mio amore per l’arte, poi, ha fatto il resto.

In cosa crede che l’arte possa aiutare le persone a “omaggiare” maggiormente la vita?

Convertendo chi odia verso uno status mentale di amore. L’arte è accessibile a tutti e può essere compresa da tutti. Nel nostro caso poi la Biennale prevede l’ingresso libero quindi tutti possono approfittare di questa occasione per entrare a contatto con artisti e opere. Mi fa piacere che si siano iscritte numerose scuole che porteranno qui i ragazzi, importante perché già da giovani bisogna essere educati all’arte e all’amore verso il prossimo.

Parte degli artisti che espongono le loro opere alla Biennale

www.biennale-bacs.com