Adorava New York

Adorava New York

Sul clarinetto di Rhapsody in Blue si staglia lo skyline di New York, ed ecco l’incipit del film Manhattan: “Capitolo primo. Adorava New York. La idolatrava smisuratamente”. Come dargli torto!

New York è una città sbalorditiva, pulsante. Non potrete resistere alla sua energia: il passo accelera, non fosse altro che per conformarsi al ritmo di quello dei suoi abitanti. Nulla di che stupirsi, di input ce ne sono fin troppi: di giorno i musei (solo il Met vale il viaggio), i parchi, le anime dei diversi quartieri, i grattacieli. La notte apre il sipario alla musica, ai club, alle passeggiate, alla luce delle insegne. Avrete la sensazione di esserci già stati, in quella strada, davanti a quella porta… perché girare New York è vivere il set cinematografico di tanti capolavori su pellicola. Prepariamoci a un’esperienza fuori dal comune. E quale stagione migliore dell’autunno? Tanto più che quest’anno l’ottobrata newyorkese ci regala delle riaperture davvero speciali.

Il 21 ottobre riapre il MoMA, con nuovi percorsi, gallerie e spazi per performance che trasformeranno il museo. Non solo cambia l’edificio, insomma, ma anche il modo di vivere l’arte, alla ricerca di una connessione intima e di un’esperienza immersiva. Un’arte partecipata che dia spazio a voci di tutto il mondo (tante le artiste donne, da Betye Saar a Haegue Yang).

Passando da Manhattan a Brooklyn, chi perderebbe l’occasione di percorrere a piedi il ponte più suggestivo della città? Bene, una volta attraversato l’East River, vi aspetta un’altra novità: la riapertura delle gallerie di arte orientale del Brooklyn Museum. Dal Giappone alla Corea, dalla Cina al sud-est asiatico, una collezione sbalorditiva e in gran parte dimenticata farà brillare gli occhi agli amanti dell’Oriente, e non solo. Oltre agli impressionanti volti di guardiani giapponesi e ai delicati dipinti indiani, è impagabile la collezione cinese che mostrerà l’artigianato più raffinato: bronzo e giade abilmente lavorati dagli artisti cinesi nel corso dei secoli; emblemi come draghi, tigri o il sinistro taotie, un mostruoso essere zoomorfo, sorta di demone degli inferi la cui traduzione comune di “ghiottone” non rende certo onore all’aura di mistero che gli spetterebbe!

Uscendo, potreste riprendere contatto con l’aria aperta nell’immenso parco botanico di Brooklyn, alle spalle del museo. Quanto a parchi, non credo ci sia bisogno di suggerirvi il più che famoso Central Park, ma se siete amanti dei giardini, facendo un bel salto sulla cartina, vi suggerisco di ritagliarvi una giornata al NYBG, il giardino botanico del Bronx che un vasto assortimento di colori e trame rende un’opera d’arte vivente.

Inoltre, potreste cogliere l’occasione per approfondire il vostro rapporto con la natura grazie a un ricco calendario di laboratori e conferenze; tante le iniziative per apprendere dal classico giardinaggio alle doti curative delle piante. Mai sentito parlare del Forest Bathing? Si tratta di una vera e propria immersione nella foresta, con i suoi ritmi, suoni e quiete: una meditazione per sincronizzare il vostro respiro con quello della Natura che riusciamo ad ascoltare sempre meno, così presi dai ritmi frenetici e dal rumore delle metropoli. Il tutto guidati da monaci buddisti. What else? Un consiglio, indossate scarpe comode e chiuse; si cammina molto, soprattutto se volete esplorare i numerosi sentieri, e non è escluso qualche incontro con serpentelli e insetti. D’altronde, la natura è di tutti.

Come è di tutti la High Line Art, il cui motto è proprio “Arte pubblica per tutti” e che, grazie alla curatrice Cecilia Alemani, fornisce spunti per vivere l’arte contemporanea in uno spazio pubblico in cui le opere si fondono con l’ambiente e la vegetazione.

Chi non conoscesse ancora la trasformazione di questa struttura, un tempo linea ferroviaria utilizzata per i treni merci, in passeggiata artistica sopraelevata che affaccia sul quartiere Chelsea e sull’Hudson, ne rimarrà stupito e affascinato. In passato, il lento e progressivo abbandono l’aveva resa uno spazio urbano riconquistato dalla vegetazione, tanto da essere stata ad un passo dalla demolizione. E invece proprio questa unione di architettura urbana e natura incolta è diventata il punto di forza di un luogo totalmente riqualificato che affascina e avvolge il passante. Un parco unico e pubblico che offre 365 giorni l’anno, col sole, con la pioggia e con la neve, un’esperienza di arte contemporanea multimediale e gratuita.

Qualche esempio? Passeggiando lungo la promenade, potrete ora imbattervi nel murale di Dorothy Iannone, I Lift My Lamp Beside the Golden Door, un inno a chi cerca asilo nella Grande Mela. O in un orologio di dimensioni monumentali: si tratta dell’opera dell’artista Ruth Ewan, sempre attenta ai temi sociali, dal titolo Silent Agitator. “What time is it? Time to organize!” come a ricordarci che è sempre tempo di uscire dall’isolamento e riunirsi per reclamare un mondo migliore.

A sentirsi la responsabilità di creare uno spazio per la città non è solo la High Line, ma anche il vicinissimo The Shed, centro culturale polifunzionale anch’esso progettato dallo studio Diller Scofidio + Renfro. È una struttura cinetica in acciaio traslucido, realizzata per dare agli artisti la libertà di concretizzare i propri sogni. Una mission impegnativa, sì, ma intanto, inaugurata solo ad aprile 2019, già rientra tra i must-see di New York.

Come diceva la grande Simone de Beauvoir “C’è qualcosa nell’aria di New York che rende il sonno inutile”. Ed è una vera fortuna. Perché di cose di cui riempirsi gli occhi e ubriacarsi l’anima ce ne sono davvero troppe, tanto che si riparte con la consapevolezza di non aver avuto il tempo di godersele tutte. E lasciamo la città più famosa del mondo dicendo “Arrivederci”. See you next time, Big Apple!

di Giulia Bottaro