Doppiatore, youtuber, cosplayer, nerd (come lui stesso ama definirsi), Maurizio Merluzzo è una delle voci più famose in Italia e, oltre alle sessioni in sala, intrattiene il suo pubblico anche in rete e nelle Fiere come il Romics
Come ogni anno aprile a Roma è sinonimo di Romics: la fiera del fumetto principale della Capitale che accoglie decine di migliaia di appassionati di film, serie tv, manga, anime e tutto quello che fa parte della cultura nerd. Le porte di Fiera di Roma aprono i battenti nella tre giorni più “animata” dell’anno e, per l’occasione, abbiamo voluto intervistare uno che di cultura nerd ha fatto quasi uno stile di vita: Maurizio Merluzzo.
Conosciuto in rete anche come The Merluzz, Maurizio è un portatore sano (o insano, come abbiamo scherzato telefonicamente) di “nerdismo”. Appassionato di cultura giapponese, di anime, manga ma non solo: doppiatore (sua la voce del protagonista di Vikings, Ragnar Lothbrok) ma anche Youtuber (conta oltre 250 mila iscritti al suo canale), cosplayer ma anche presentatore. Dove esiste pur un briciolo di cultura nerd Maurizio c’è e in occasione del Romics non ci siamo potuti sottrarre dal fargli qualche domanda su questo (e sul suo) mondo.
Maurizio, la figura del nerd per anni è stata associata al ragazzo un po’ sovrappeso, occhialuto, che esce poco di casa. Tu, tra fiere e raduni, frequenti molto l’ambiente nerd. C’è stato un superamento di questa immagine, forse fin troppo legata a vecchi stereotipi?
Diciamo di sì, la figura del nerd è molto cambiata e si è molto evoluta in quest’ottica. Il nerd non è più il classico emarginato un po’ sfigatello, ultimamente si è usciti fuori da quegli schemi. Ora il mondo nerd è diventato parte della cultura pop, emergendo dalla nicchia in cui era rinchiuso qualche anno fa. La stragrande maggioranza delle persone, ormai, si è avvicinata a questo mondo e automaticamente si possono trovare anche più generi di persone in questo ambiente.
Tu quanto ti consideri nerd?
Io tanto, lo sono molto e credo di aver fatto qualsiasi cosa si potesse fare all’interno del mondo nerd. Sono ovviamente un appassionato, ho fatto cosplay, seguo serie tv, leggo fumetti e manga. Sono nerd a 360 gradi, sono un portatore sanissimo, o insanissimo a seconda dei punti di vista, del nerdismo.
Secondo te, nerd is the new cool?
A volte mi chiedono: “Maurizio, qual è la cosa più importante che hai doppiato?”. Io rispondo di non saperlo, per il semplice fatto che per un ragazzino appassionato di anime può essere Dragonball, per mia zia che segue le telenovelas può essere “Una Vita”, quindi tutto rimane soggettivo agli occhi di chi guarda. Quindi, nerd è figo? Per i nerd sicuramente sì, per chi magari non conosce questo mondo no. È di tendenza, è qualcosa che è quasi una moda, ma diciamo che più che essere figo è un qualcosa che lega le persone, le fa stare insieme ed è quella la cosa bella. Possiamo dire: nerd is the new pop.
Sei soprattutto uno dei maggiori, giovani doppiatori nostrani. La storia del doppiaggio italiano ha avuto grandi maestri come Amendola, Accolla, Pannofino ecc … Tu hai avuto dei modelli?
Io tendo a carpire. Nelle prime fasi di questo mestiere, quando si assiste ai turni dei professionisti, si tenta di imparare guardando i loro turni e provando a rubare qualche tecnica. Andando avanti si cerca di individuare un proprio modus operandi, un proprio modo di riportare la recitazione originale nella propria lingua. Io penso di essere riuscito a imboccare la mia strada.
E quando hai capito che la tua strada sarebbe stata quella del doppiaggio?
A 7 anni. Guardando un cartone animato ho riconosciuto nella voce di un personaggio quella di un presentatore televisivo. Da bambino quindi ho realizzato che erano le persone a dare voce ai cartoni animati e lì ho deciso che da grande avrei voluto fare la voce dei cartoni. La cosa poi, ovviamente, si è evoluta e ora sono un doppiatore a 360 gradi.
Il tuo essere nerd ti ha avvicinato alla professione di doppiatore, oppure facendo il doppiatore ti sei avvicinato al mondo di cartoni e serie tv?
Questo mio desiderio, sin da bambino, di essere un “cartone animato” è sfociato nella passione per i manga, per i fumetti e i cosplay, nell’immedesimazione cioè nel proprio personaggio preferito. Il doppiaggio sicuramente mi ha avvicinato ad altre serie e contenuti che altrimenti non avrei visto o conosciuto.
Cosa serve, secondo te, per diventare doppiatori. A un ragazzo che vuole cimentarsi nel doppiaggio, cosa consiglieresti?
È una strada molto dura, un mestiere che riesci a fare solo se ci metti il 150% delle tue energie. Non è un’alternativa, devi dedicare tempo e forze e applicarti in ogni aspetto del mestiere. Devi studiare la dizione, la recitazione, devi studiare per stare al microfono, devi bussare a tante porte, chiedere tanti provini e incassare molti “No”. Però devi andare avanti, tenere duro e dimostrare di aver studiato e di saper fare questo mestiere. La cosa difficile poi è rimanerci nel mondo del doppiaggio: la vera sfida inizia qui, dimostrare costantemente di essere capaci, utili e poliedrici. È una vera lotta. Io ho concentrato tutte le energie nel mio percorso per diventare doppiatore e non ho mai valutato alcun piano B. Volevo fare questo e questo solamente.
Sei anche uno dei maggiori esponenti di YouTube Italia. Quali credi siano i punti chiave del tuo successo?
In principio, quando fu per Cotto e Frullato, sicuramente venne apprezzata la novità perché portammo qualcosa di nuovo: uno show comico di cucina impostato come programma televisivo. Per quanto riguarda il mio canale attuale penso di differenziarmi perché sono l’unico doppiatore professionista catapultato anche su Youtube e che riesce, dunque, a congiungere i due mondi. Io ho la possibilità di offrire molti contenuti legati al doppiaggio, come quando porto nei video come ospiti dei doppiatori professionisti, oppure il fatto di applicare la mia professione al puro intrattenimento su YouTube.
Social o piattaforme come YouTube possono aiutare un aspirante doppiatore a farsi notare?
Indubbiamente è utile esercitarsi a casa, lo facevo anche io in passato, ma quando vai a confrontarti con la realtà di questo mestiere sei di fronte ai veri ritmi lavorativi, hai davanti un direttore di doppiaggio, professionista, che ti giudica secondo le sue esigenze. Una cosa che può sviare gli aspiranti doppiatori è il giudizio della rete, di chi non conosce questo mestiere e giudica da “profano”. Non bisogna fare molto affidamento su quello che è il complimento gratuito, serve studiare e applicarsi realmente.
Pur essendo due mondi diversi, hai avuto più difficoltà a importi nel mondo del doppiaggio o in quello della rete?
Nel doppiaggio ci ho messo l’anima, tutto me stesso ed è stato molto difficile, per questo credo di aver avuto qui molta più difficoltà. Nella rete ci sono entrato da doppiatore, quindi avevo quest’altra carta da potermi giocare. Quando sono entrato nel doppiaggio, al contrario, non ero nessuno, non avevo nessun altro appoggio.
Sei un personaggio poliedrico in quanto ti dedichi anche al cosplay. È un mondo in espansione secondo te, questo, nel nostro Paese?
Ho fatto cosplay per moltissimi anni, poi dopo una pausa ho ripreso grazie alla mia fidanzata Ambra. Lo considero un bel mondo; siamo italiani e tutto ciò che è estro, fantasia, capacità di creare e divertimento lo sappiamo fare molto bene. Quando feci il mio primo cosplay, al Lucca Comics nel 2002, eravamo veramente pochi mentre adesso c’è un’infinità di gente a qualunque fiera e di qualunque età e molte volte si vedono costumi e interpretazioni davvero sorprendenti.
Alessandro Creta
Photo credits: Valerio Fea