Il primo “ciak” non si scorda mai

Il primo “ciak” non si scorda mai

Arrivano in sala “Cuori puri” e “I figli della notte”, due pellicole firmate da due giovani registi per la prima volta dietro la macchina da presa, una boccata d’aria fresca per la nostra cinematografia.

Dopo la presentazione alla Quinzaine Des Réalisateurs al Festival di Cannes, è arrivato in sala a fine maggio “Cuori Puri”, primo film di Roberto De Paolis. La pellicola narra la storia di Agnese, una ragazza di diciotto anni cresciuta con una madre molto religiosa, che frequenta assiduamente la chiesa e ha scelto di mantenere la sua verginità fino al matrimonio. Stefano invece è un ragazzo di venticinque anni dal passato turbolento, che lavora come custode in un parcheggio di un centro commerciale vicino ad un grande campo rom. Agnese e Stefano, seppur diametralmente opposti, si innamoreranno, e il loro crescente sentimento li metterà di fronte a delle scelte difficili e coraggiose.
”Al centro del film c’è il tema della verginità: da una parte quella del corpo, illusione infantile di purezza e di perfezione, e dall’altra quella del territorio, metafora di barriere e muri che si alzano a protezione dell’identità” ha affermato De Paolis, classe 1980, una formazione avvenuta alla London International Film School. Per il suo esordio dietro la macchina da presa, il regista ha voluto un cast composto da Selene Caramazza, Simone Liberati, Barbora Bobulova, Stefano Fresi, Edoardo Pesce, Antonella Attili, Federico Pacifici e Isabella delle Monache.

L’altra opera prima da tenere d’occhio è invece quella di Andrea De Sica, nipote del grande Vittorio e figlio di Manuel. Presentato con successo all’ultimo Torino Film Festival, al BIFFF di Bruxelles e al Bif&st 2017, “I figli della notte”, così il titolo del film, racconta la storia di Giulio, un 17enne di buona famiglia che si ritrova catapultato nell’incubo della solitudine e della rigida disciplina di un collegio per rampolli dell’alta società, un istituto racchiuso tra le Alpi dove i futuri dirigenti che contano ricevono una formazione adeguata. Per farli preparare al meglio, vengono imposte loro regole molto severe (come il divieto di usare internet e la possibilità di maneggiare il telefono solo per mezz’ora al giorno), ma, quel che è peggio, i più giovani subiscono violenze e minacce dai ragazzi più “anziani”, nell’apparente accondiscendenza degli adulti. Giulio riesce a sopravvivere grazie all’amicizia con Edoardo, un altro ospite del collegio. I due ragazzi diventano inseparabili e iniziano ad architettare fughe notturne dalla scuola-prigione, verso un luogo proibito nel cuore del bosco, dove conoscono la giovane prostituta Elena. Ma la trasgressione fa parte dell’offerta formativa: il collegio sa infatti tutto del locale e delle uscite notturne, e gli educatori vigilano costantemente, restando nell’ombra.
“L’idea del film – ha dichiarato il giovane regista, classe 1981 e laurea in filosofia – è legata ai miei anni del liceo e ad alcune persone che hanno segnato la mia vita. La situazione estrema di un collegio è la chiave che ho scelto per confrontarmi con uno dei sentimenti più forti che un adolescente possa sperimentare: l’abbandono. Ho immaginato una favola nera: una storia di formazione, o meglio, di ‘deformazione’”.
La pellicola, nelle sale dal 31 maggio, vede nel cast gli interpreti Vincenzo Crea, Ludovico Succio, Fabrizio Rongione e Yuliia Sobol.
A firmare le musiche del film, lo stesso Andrea: “Doveva farle mio padre prima di morire. Se non le fa lui, mi sono detto, non può farle nessun altro. Così ho comprato una tastiera e mi sono messo a comporre”.
Lucia Mancini