India

India

Paul Mc Cartney non esagera parole quando lo definisce “il paese stesso di Dio”: questa è una terra diamante dove il paesaggio fa parlare di sé a senso unico senza però né purtroppo.
Un ovest bagnato dal mar arabico declina in un territorio che, dalla parte opposta, si lascia delimitare dalla catena montuosa del Gaths solo dopo aver esposto alla vista del sole laghi, estuari e canali complicati e magnifici come l’evidente mano di Madre Natura. Una mano che ha riempito di foreste tropicali il territorio, regalando così fissa dimora ad un patrimonio di fauna vario e caratteristico.
Poi la costa, lunghissima successione di spettacoli d’acqua: seicento chilometri filati di onde che non si annoiano nell’infinito alternarsi di moli, scogliere, vecchi fari e villaggi romantici di pescatori. Non c’è perla che possa starle al passo anche perché qui, alla natura si abbina una civiltà evoluta da un altissimo tasso di alfabetizzazione e custode di tradizioni fascinose e antichissime: il Koodiyattom tanto per fare un esempio, bimillenaria arte templare certificata dall’Unesco come uno dei “capolavori del patrimonio orale e intangibile dell’umanità”.
Si visita Kochi e Trichur in direzione centro, Thiruvananthapuram e Kovalam Beach all’estremità meridionale, il Parco Nazionale Periyar e Thekkady all’est e Calicut (Kozikhode) verso nord. Certe tappe fortunatamente sono obbligate.

Lungocosta, sogno di mare
Già detto: il mare è tanto qui, lungo come un confine intercontinentale, profondo allo sguardo come l’infinito. Sabbia padrona, ma non troppo, visto che promontori rocciosi e alte scogliere spesso irrompono senza avvertire. La villeggiatura è rinomata sin dagli anni trenta, c’è Kovalam: tre spiagge in serie a forma di mezzaluna, tutte celebri, ma una più delle altre, quella più a sud, la cosiddetta spiaggia del faro.
La suggestione aumenta tra le sorgenti minerali e le scogliere di pietra in quel di Papanasam presso Varkala, quaranta chilometri di suggestiva lontananza da Thiruvananthapuram. Fuochi d’attrazione turistica, il bimillenario tempio di Sree Janardhana Swamy e il Centro autoctono di Cure Naturali.
Le palme da cocco non mancano mai, rispondendo continuamente all’appello della flora costiera, ma si infittiscono a Cherai Beach, spiaggia dorata dell’isola di Vypeen, alle strette con il tipico villaggio indù a risaie.
Kappad non rifocilla solo il nostro senso estetico, ma anche il corpo, centro com’è di cure ayurvediche che trasportano verso quell’equilibrio fisico, mentale e spirituale, che noi occidentali chiamiamo benessere.
Quattro chilometri di lunghezza tutti da guidare aspettano ogni visitatore di Muzhappilangad Beach, prima di indirizzare lo sguardo avventuriero verso lagune e nature selvagge a ridosso dei laghi e canali d’entroterra. Facile osservare il tutto da vicino da qualche anno a questa parte, dal momento che la popolazione autoctona si è industriata a trasformare imbarcazioni locali in vere e proprie case galleggianti fornite di tutto: i Kettuvalloms, mezzi di crociera di linfe imperdibili.
Tra queste particolarmente celebre è Kumarakom, porta d’accesso delle lagune del Kerala, a dodici chilometri da Kottayam. Centro adagiato sulle placide acque del lago Vembanad, fra gli amanti del birdwathcing più semplice e suggestivo dell’India. Uccelli migratori provenienti da tutto il mondo rendono giustizia ai binocoli di ogni visitatore, istillando curiosità sul perché è proprio questo il posto preferito per gli appuntamenti di tutti i nomadi del cielo.
A due ore da Thiruvananthapuram si trova Kollam, uno dei approdi più antichi e sicuri della costa del Malabar, un tempo importantissimo centro per il commercio internazionale di quelle spezie caratteristiche d’India. Otto ore di barca da qui verso quella che sembra una Venezia d’oriente: Alappuzha, celebre per le sue corse di imbarcazioni. Infine la capitale, del commercio e dell’industria di tutto il paese: Kochi, città di baia, sinagoghe, templi e chiese. Le spezie sono tante, come del resto i bazar, soprattutto nei pressi della zona ebraica, sede commerciale di una città dalla storia mista grazie ai marinai che, secoli addietro, provenivano da tutto il mondo: dall’Arabia, dalla Cina, dall’Olanda, dalla Gran Bretagna e dal Portogallo, tanto per fare qualche esempio.
Sentieri d’acqua portano ovunque e spingono il turista ad utilizzare il traghetto per vedere ancora, di più, tutto ciò che qui non si nasconde affatto.

Arte culinaria
La cucina indiana somiglia molto ad un’enciclopedia del gusto: tradizioni virtuose a tavola, sostenute e influenzate fortemente da riti sociali e religiosi di un certo peso specifico.
Quel minimo comune denominatore di spezie e curry ormai celebri al palato europeo, non esaurisce la miniera varietale della gastronomia: riso e pollo possono incontrarsi a tavola, lungo un raggio di ingredienti e preparazioni basate su ricette e principi millenari, mai codificati però in nessun specifico e immodificabile piatto nazionale.
Il sud in zona Kerala si dimostra profondamente vegetariano di legumi, cereali, verdure e riso, rigorosamente cotti in olio vegetale. Largo spazio poi a noci di cocco, ananas e banane rosse, oltre al cardamomo, una delle spezie più utilizzate dell’intera nazione.
La costa tropicale imbandisce convivi di pesce, crostacei e molluschi, tutti molto speziati, accompagnati senza ordine di pietanza dagli idlis, i famosi dolcetti di riso fermentato. Per mangiare si usano le mani e, a dispetto della nostra incapacità di sentirci eleganti senza posate da banchetto, il galateo autoctono è concorde nel ritenere raffinato l’uso delle prime tre dita della mano destra, senza sporcarle oltre la prima falange. Se utensile da tavola può essere definito, l’unico “attrezzo” della categoria, è il pane.
Una tavola anarchica quella indiana, che non contempla la successione delle pietanze né le sfumature diverse del gusto che queste solitamente scandiscono: tutto è servito contemporaneamente nel thali, grande piatto rotondo girevole, perfetto per dare ad ognuno la possibilità di assaggiare un po’ di tutto e colorato da quei katori (piccoli piatti) che spicchio dopo spicchio ne ricostruiscono la circonferenza. Verdure, legumi, salse a base di spezie, yogurt e frutta si alternano in questa sorta di arcobaleno delle pietanze che è il convivio indiano.

A.P.

Ufficio nazionale turismo indiano - www.indiatourismmilan.com