Il mio amico Eric

Il mio amico Eric

C’è sempre un buon motivo per andare a vedere un film di Ken Loach. Non solo perché sono apertamente schierati a sinistra, ma per il modo in cui riesce a raccontare qualsiasi vicenda (sia che si tratti di una commedia o di un dramma) in maniera umana. Con tutto il suo carico di pregi o difetti. Questa volta mette in mezzo perfino Eric Cantona (l’ex controverso mito del campionato inglese), per tirare su il morale ad un triste postino appena mollato dalla moglie.

L’unica cosa che lo tiene a “terra” è il calcio, palliativo per tutti i mali della società, che in questa vicenda viene vissuto come seduta psicoterapeuta. Essendo però un opera di Ken Loach, il calcio (o meglio soccer all’inglese) è solo un modo in più per parlare delle fasce più deboli della società britannica. E lo fa con un piglio da commedia amara e intelligente (un dramma con l’happy end), concretizzando il sogno di un uomo semplice, nella figura dell’”eroe” del Manchester United. Che si materializza (dopo una canna birichina) in carne ed ossa iniziando a snocciolare per lui pillole di saggezza, per spronarlo a superare i suoi guai famigliari e psicologici.

E saranno proprio i suoi “consigli” immaginari a far uscire Eric il postino , dalla sua crisi all’apparenza irreversibile. Il film, dal sapore di fiaba buonista un po’ retrò (con dei momenti davvero esilaranti), è nata da un’idea proprio dell’ex calciatore, che da tempo aveva in mente di portare sullo schermo un suo soggetto che riguardava la reale vicenda di un fan sfegatato, che per seguirlo dappertutto aveva perso amici, lavoro e famiglia.

Tra le mani di Loach (e del suo fido sceneggiatore Paul Laverty) la sceneggiatura è cambiata di molto, anche se le atmosfere che il giocatore voleva evidenziare sono rimaste: il rito del pallone, l’unità che fa vincere, che nulla è perduto finché ci credi veramente. Magari lo zoccolo duro dei fan del regista storcerà il naso, sebbene il divertimento sia assicurato; ma è pur vero, come ha dichiarato lo stesso Loach, “che dopo due film molto duri, avevo voglia di prendere una pausa”. E naturalmente non ha sbagliato il bersaglio, portando a termine egregiamente “l’operazione Cantona”.

A cura della redazione di Cinebazar

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