Uno sguardo nel telescopio di Galileo

Uno sguardo nel  telescopio di Galileo

Alzare gli occhi al cielo. Chi non si è mai perso nell’infinità della volta celeste, tra il candore della luce delle stelle, sulla scia luminosa della via lattea? Ogni volta che ci soffermiamo a contemplarli è una scoperta nuova, emozionante. Rimane quindi difficile anche solo immaginare qual è stata l’emozione provata da Galileo Galilei quando, inclinando per la prima volta verso il cielo notturno quel suo nuovo strumento chiamato telescopio, scoprì un nuovo ‘mondo’, fatto di albe e tramonti sulla luna, di stelle più o meno lontane, di pianeti differenti e dei loro satelliti.

Di tutto ciò e di molto altro ancora si occupa la mostra “Il telescopio di Galileo. Lo strumento che ha cambiato il mondo” che dopo l’esaltante successo di Firenze, Pechino e Stoccolma, giunge a Palazzo Incontro (via dei Prefetti,22) a Roma, dal 31 ottobre al 6 gennaio. Curata dallo storico dell’astronomia Giorgio Strano, l’esposizione è nata dalla collaborazione di Civita e Opera Laboratori Fiorentini, e di un comitato scientifico formato da Filippo Camerota, Paolo Del Santo, Sven Dupré, Paolo Galluzzi, Pier Andrea Mandò, Giuseppe Molesini, Francesco Palla, Albert Van Helden e Marco Verità: storici della scienza e della tecnologia, fisici, matematici, astronomi. Inoltre, un contributo determinante all’elaborazione del progetto scientifico è stato offerto dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), dall’Istituto Nazionale di Ottica Applicata (INOA), dall’Osservatorio Astrofisico di Arcetri e dalla Stazione Sperimentale del Vetro di Murano.
Eppure l’invenzione del telescopio come molti pensano non è propriamente dello scienziato pisano.

Nel 1608 Hans Lippersheim e Zacharias Janssen, ottici olandesi, dopo aver costruito un rudimentale e poco preciso strumento in grado di ingrandire di almeno due o tre volte gli oggetti presi in osservazione, inoltrarono la richiesta per la concessione del brevetto per il nuovo cannocchiale. Il brevetto fu loro rifiutato, ma la notizia di questa creazione si diffuse per tutta l’Europa sino ad arrivare alle curiose orecchie di Galilei. Egli stesso affermò che decise di dedicarsi “interamente a cercare le ragioni e a escogitare i mezzi con cui giungere all’invenzione di un simile strumento”(‘Sidereus nuncius’ – Galileo 1610). Ampliando le sue conoscenze sulla dottrina delle rifrazioni iniziata da Cartesio e da Snellius e ampliata poi da Newton, in una notte ottenne un cannocchiale capace di ingrandire ben otto volte le reali dimensioni. Galileo racconta così la costruzione: «Prima di tutto mi procurai un tubo di piombo, alle cui estremità adattai due lenti, entrambe piane da un lato, dall’altro invece una convessa e l’altra concava; accostando poi l’occhio alla concava, scorsi gli oggetti abbastanza grandi e vicini». Ma non ancora contento del suo lavoro, dopo tre mesi di incessante lavoro fu finalmente in grado di veder con maggior nitidezza le tanto lodate e sognate stelle: era riuscito ad ingrandirle di ben venti volte.

Eleonora Bracalenti

www.provincia.roma.it/news/il-genio-di-galileo-mostra-palazzo-incontro
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