Renato Zero, pi "presente" che mai

Renato Zero, pi  "presente" che mai

Molto più di un cantante. Un “cantattore”, un chanosonnier dalle grandi doti istrioniche. In due parole, Renato Zero. Dopo tre anni di assenza ritorna con “Presente”, un disco composto da diciassette brani, ed è subito successo: l’album entra direttamente al primo posto delle classifiche ed in una sola settimana è già disco di platino. “Presente”, però, non è solo l’ultima fatica del Renato nazionale ma una scelta coraggiosa. Si tratta, infatti, della prima volta nella storia della discografia italiana che un artista importante non si avvale di una major per la produzione, il marketing e, soprattutto, la distribuzione del proprio album. Lui non si guarda indietro e continua senza rimpianti, sostenuto dall’appoggio dei fan che si preparano ad applaudirlo nell’imminente tour italiano che partirà ad ottobre.

Renato, dopo tre anni di assenza, esce l’album “Presente”. Come nasce la scelta di questo titolo, quasi un urlo?

Coincide con la riacquisizione di una libertà professionale molto forte e definitiva. Finalmente gestisco il mio repertorio in prima persona e ciò mi consente di avere con il pubblico un rapporto diretto, senza la mediazione di strani interlocutori. Credo sia sostanzialmente questo ciò che dà il sapore a “presente”, un’affermazione decisa, ricca di serenità e felicità.

Ha deciso di autoprodurre l’album. All’interno riserva parole dure al mondo della musica e delle multinazionali che la gestiscono. Secondo lei in che direzione stiamo andando?

La musica non ha più bisogno dell’egemonia delle multinazionali. Non serve una corporazione di gente che si adopera per far arrivare il messaggio con forza ed un significato preciso. La musica che viene prodotta oggi ha facilità di collocazione; viene realizzata in spazi modesti, senza altissime tecnologie e molti dei dischi che circolano sono stampati da etichette indipendenti, da artisti che non hanno ottenuto la benedizione delle major.

In una sua canzone definisce “non facili” i ritorni, parla del suo disco o in generale?

In generale, andare è sempre più facile che tornare. Quando si torna dopo un certo periodo di tempo non si sa ciò che si trova, non si conosce il pensiero delle persone e non si sa come è cambiata la realtà. Credo sia normale che nasca un po’ di apprensione come è successo a me all’uscita di questo disco.

Quanto si sente cambiato dai suoi esordi di tanti anni fa?

Il passato è importante, rappresenta la nostra evoluzione. In una canzone dico chiaramente che il passato non si rende, perchè finché io ci sono lui c’è. Con gli anni, è chiaro, certe insicurezze si sono attutite ed oggi sono meno invadenti, ma ugualmente presenti. Ci sono e ci convivo, fanno parte di quell’incognita che mi spinge ad essere un artista. Per fortuna non so come mai come si svilupperà un certo lavoro: se sapessi già come va a finire il film mi alzerai della sala e tornerei a casa.

**In questo album si rivolge molto ai giovani che stanno vivendo una fase particolare in cui i nuovi media stanno stravolgendo i rapporti interpersonali come si intendevano una volta. Non teme che così si svilisca il rapporto diretto persona a persona?**

Io ho speso la mia adolescenza per la musica. Non ho rimpianti, ma devo ammettere che questo impegno mi ha quasi completamente risucchiato ed in realtà anche quando ero giovane non ero giovane d’animo. La mia adolescenza è stata un viaggio interrotto da un’eccessiva voglia di professionismo, dal desiderio di essere sempre perfetto. Ciò mi porta oggi ad avere verso le nuote generazioni un occhio di riguardo. Mi è rimasta una grande voglia di avere vent’anni, di occuparmi dei giovani e di preoccuparmi per loro. Vorrei che facessero un processo consapevole, che avessero quelle certezze che troppo spesso mancano. Il mio è un appello ai giovani: non combattete da soli, unitevi perché il segreto del successo è il collante. Manca una volontà di convivere, di unificarsi e quindi i ragazzi si trovano di fronte ad una tavola apparecchiata a cui non sono stati invitati. I giovani devono cominciare a far sentire il proprio peso soprattutto nelle decisioni importanti, perché il mondo è loro. Qualsiasi cosa si faccia oggi è per domani e quelli che legiferano oggi domani saranno cadaveri. Forse lo sono già, purtroppo.

Ad ottobre partirà il suo tour e toccherà tutta l’Italia in molti palazzetti. Passano gli anni e le generazioni, però Renato Zero è sempre amato ed ha fan di tutte le età. In che modo si è evuluto il suo rapporto con loro?

Il mio pubblico è cresciuto con me. Io li conosco tutti ed il merito è loro perché non sono mai mancati, hanno sempre seguito le mie peripezie. Sono parte essenziale del mio racconto, perché senza un rapporto stretto con i fan non credo che io sarei diventato Renato Zero. La costanza, l’impegno e la tenacia sono fondamentali, ma se non avessi avuto credito e riscontri positivi dal pubblico che mi ha sostenuto ed incoraggiato non avrei realizzato tutti i miei lavori. In questo tour mi auguro di vedere una massiccia presenza delle nuove generazioni: nel mio piccolo posso ancora essere utile a qualcuno di questi ragazzi. Mi sento in grado di interpretare i loro problemi, le perplessità, le preoccupazioni. Sono ancora single, non ho grandi responsabilità in seno a una famiglia e questo mi consente di essere più presente, di garantire una partecipazione reale.

Lei è sulla cresta dell’onda da quasi quarant’anni, prova sempre le stesse emozioni quando si esibisce?

No, le emozioni non sono mai le stesse. Ogni volta ci sono una serie di coincidenze che fanno in modo che un momento non sia uguale a un altro. Cambiano le canzoni e cambiano gli stati d’animo. Una sera può esserci una luna pienissima, un’altra una brezza particolare, e sono tutte circostanze che influenzano il mio stato d’animo e la mia voglia di cantare.

**La tecnologia ha stravolto il mondo della musica. Molti stanno paventando da tempo una diffusione selvaggia della creazione artistica. Lei cosa pensa del libero download da internet?**

La musica è un fatto culturale ma anche un impegno economico. Un musicista ha bisogno di uno strumento, se non ha i soldi materiali per comprarsi quello strumento non potrà mai suonare. La buona musica quindi ha bisogno di budget, di essere finanziata perché molti musicisti vivono di questo. La professionalità degli artisti dovrebbe essere considerata con il giusto peso dal ragazzo che si appresta a scaricare illegalmente una canzone. Anche noi musicisti però dovremmo fare un passo verso i fan, a volte non sarebbe male regalare un brano e lasciarlo scaricare gratuitamente da internet.

Walter Astori

(Nella foto la copertina dell’album “Presente” di Renato Zero)