Il delicato momento del turismo italiano

Il delicato momento del turismo italiano

La scorsa estate, il turismo italiano ha collezionato sconfitte su tutti i fronti, perdendo fatturato, presenze e quote di mercato. Le previsioni per il nuovo anno non sono certamente più rosee. Alla difficile congiuntura economica si aggiunge una concorrenza sempre più serrata. Mar Rosso, Croazia e Tunisia propongono un’offerta turistica con la quale è difficile competere. La forza di questi paesi è il prezzo (basso, ovviamente) e su questo campo, al momento, l’Italia non sembra avere speranze. Il turismo, insomma, è in crisi.

Ma la reazione del settore è necessaria e, se i nostri prezzi non sono competitivi, l’unica alternativa sembra essere quella di puntare sulla qualità.

Facile a dirsi, ma non è detto che sia altrettanto facile metterlo in pratica. Lo squilibrio fra la domanda e l’offerta alberghiera è profondo e rischia di impoverire l’enorme patrimonio italiano. Un tema caro al presidente del Touring Club Italiano, Roberto Ruozi, che da tempo denuncia l’età media degli alberghi italiani troppo alta, la modesta dimensione delle imprese turistiche, le scarse iniziative di cambiamento.

Gli albergatori, dal canto loro, se la prendono con i servizi pubblici. “Non abbiamo infrastrutture che funzionino - ha protestato, già da quest’estate, Amerigo Pilati, presidente degli albergatori liguri. - La verità non è nel prezzo: da noi, i turisti non vedono l’ora di tornare a casa”.

Il settore invoca l’intervento statale già da diversi anni. Ci riprova oggi, alla vigilia della bella stagione, quando sembra quasi essere l’unica ancora di salvataggio per il turismo nazionale. L’intervento del pubblico potrebbe davvero riuscire ad offrire un supporto fondamentale, con una programmazione in scala nazionale, d’accordo con le imprese.

Michela Brambilla, prova a trasmettere fiducia ai preoccupati albergatori italiani. “Il numero degli italiani che hanno potuto permettersi una vacanza è diminuito - ha concesso il sottosegretario al Turismo - Per il 2009 le prospettive sono certamente migliori, perché gli interventi del governo saranno effettivi per sostenere le famiglie, e daranno un segnale importante”.

Sarà, ma intanto gli stanziamenti per il turismo sono calati del 31% rispetto allo scorso anno e le ottimistiche parole della Brambilla non sembrano trovare riscontro pratico. Il rischio è quello di demoralizzare un settore tanto importante per il Belpaese, quanto abbandonato al suo destino.

Paradossalmente, però, la crisi potrebbe stimolare la fantasia delle imprese che, costrette ad agire, potrebbero dar vita ad un positivo processo di rinnovamento. E’ il caso della Bradipo Travel Designer. Un agenzia di viaggi che, a sentire le parole del suo a.d. Marcello Picardo, sembra aver incassato bene i potenti colpi della crisi: “Gli effetti dell’austerity si sono fatti sentire per le prenotazioni di fine anno. Ma si avverte un’inversione di tendenza. E sono più numerose del solito le prenotazioni per la primavera.” A guardar bene, però, in questo caso la fantasia c’entra poco. La ricetta della Bradipo, piuttosto, è ricca di buon senso: “Ci proponiamo come una sartoria del viaggio, specializzata nel creare soggiorni disegnati su misura con un servizio ad altissimo livello.”

In una sola parola, qualità. Dopo tante parole, l’esperienza della Bradipo sembra essere la dimostrazione pratica che questa strada può essere quella giusta. Sempre che non sia l’unica.

Aldo Gianfrate