Fashion Yachts e Politi Navi, due brand un solo successo

Fashion Yachts e Politi Navi, due brand un solo successo

Anima e mente di Fashion Yachts, Fabrizio Politi è ormai un protagonista indiscusso del panorama cantieristico nautico italiano e internazionale. Originale, innovativo, a tratti geniale, Fabrizio Politi ha saputo dare un’impronta personalissima ad un settore che – seppure nel ricco e varigato mondo della nautica italiana – segue da sempre schemi e codici legati al lusso classico. Le imbarcazioni Fashion Yachts, invece, nascono all’insegna dell’originalità, del gusto personale, creando oggetti esclusivi, veri e propri appartamenti galleggianti in cui i fortunati proprietari possano sentirsi come a casa propria. Non per nulla, Fabrizio Politi è stato premiato per le sue capacità innovative all’ultima edizione degli Oscar dei Porti 2008. Di progetti, sogni, e tante concrete realizzazioni parliamo proprio con Fabrizio Politi, in esclusiva per Progress.

Fabrizio Politi, il Salone di Genova si è concluso da poco. Avete avuto il vostro yacht lì ormeggiato. Possiamo sapere com’è andata questa vetrina, avete avuto dei contatti positivi? Vi ritenete soddisfatti? Che momento vive la nautica, soprattutto il superlusso nella nautica?

Siamo in un momento magico, anche di soddisfazioni personali, perché la nautica sta vivendo un grande cambiamento. E’ mutato il mondo, non poteva non cambiare la nautica. Non è soltanto questione di mercato in controtendenza, ma è cambiato l’asse economico, gli equilibri mondiali, è cambiata anche la nautica.

In che senso…?

E’ mutata totalmente la domanda. Le barche che un tempo per quantità venivano considerate uno standard, proprio quelle di cui se ne realizzano grandi quantità, oggi vengono considerate prodotti di massa, mentre il cliente cerca cose particolari, esclusive. Il lusso è per definizione esclusivo, personale, per questo ho sempre fatto barche una diversa dall’altra. Per questo, in questo momento ho una domanda ben superiore all’offerta, anche perché, avendo fatto sempre barche esclusive, ho deciso di produrre due o tre unità per modello. Facendo tanti modelli, però per ogni modello una, due barche, o tre, non di più.

Una curiosità per i nostri lettori: voi siete Fashion Yachts, ma anche Politi Navi. Ci può spiegare questa differenza di brand all’interno della vostra società?

E’ soltanto una suddivisione di brand, non di società. La società è una, cioè Cantieri Navali Fashion Yachtss, 30mila metri quadrati di cantieri, 350 operai. Abbiamo ben 7 capannoni, produciamo 13 modelli diversi, dal Fashion Tender, che è la nuova nata di 17 metri, fino a Politi Navi, 85 metri. Sono prodotti molto diversi tra di loro. La barca sportiva per noi è Fashion Yachtss: la più piccola è 17 metri, la più grande è il Fashion 150 Diamond, molto richiesta e attesa, che è ben 47 metri. La linea Politi Navi è invece la più classica: inizia con il Fly planante di 35 metri, per poi arrivare al megayacht di 50, ere e proprie navi dunque, fino a raggiungere gli 85 metri. Siamo solo in 5 al mondo – mi risulta – a produrre yachts sopra i 60 metri.

Dal momento che parliamo di prodotti diversi, brand diversi, target diversi, che tipo di strategia di comunicazione state attuando, come parlate al vostro target, che tipo di operazioni di market fate?

Per quanto riguarda la linea Fashion Yachts, ci leghiamo molto al mondo della moda, lo dice già il nome, come strategia, produzione, scelta degli interni e anche come immagine. Utilizziamo anche giornali del settore moda, per intercettare non solo chi vive e apprezza la moda. E’ una comunicazione un po’ più giovanile e frizzante, glamour. Per la linea Politi Navi, invece, stiamo attuando una strategia che già dall’immagine, dal logo, molto classico, alla pubblicità (che presenta solo il nostro brand e poi il profilo delle barche), è orientata a una scelta molto più classica in termini di comunicazione. Quale prima iniziativa come Politi Navi, abbiamo finanziato il Convegno dei filosofi, organizzato da Stefano Bonaga, durante il festival di Venezia. Un evento legato alla cultura, a filosofi italiani e francesi, che si presta molto alla linea Politi Navi, meno a quella Fashion Yachts, dove magari abbiamo fatto delle operazioni con star internazionali del mondo dello spettacolo.

Stefano Bonaga, ex compagno di Alba Parietti… qual è il testimonial ideale per il vostro brand?

Per Politi Navi il nostro miglior testimonial è il nostro cliente, perché non c’è nessun altro che possa competere con un nostro cliente soddisfatto, che non compra una barca per assomigliare a un testimonial: vuole assomigliare a se stesso e a nessun altro. Per questo ho azzardato un legame tra naturica e filosofia…

E’ un connubio molto strano…

Come mi dicono molti, io ho rotto gli schemi nella nautica. L’altra sera ho vinto l’Oscar della Nautica 2008, consegnatomi dall’amica Alba Parietti, che andrà in onda il 28 dicembre in prima serata su Rai 2, proprio come società innovativa e dinamica. Non per questo mi sento un genio, perché genio è colui che inventa un’opera d’arte… Icredo di non fare altro che applicare ciò che Gianni Versace nell’82 applicò alla moda, cioè una strategia totalmente differente da quella finora messa in pratica. Dopo aver costruito le barche, quindi il prodotto, poi il cantiere Fashion Yachts, avevo bisogno anche di un’immagine adeguata al cantiere e ho ideato una strategia per lanciare il mio brand. Quello che è importante è cosa rappresenta il tuo prodotto. Fashion Yachts, rappresenta il jet set: chi compra una barca sportiva non vuole passare inosservato, vuole che la propria barca rifletta il proprio modo di essere. Bene, io voglio farla sentire così. Politi Navi invece, è rivolta a coloro che, pur navigando nel lusso, hanno voglia di privacy e confort.. Non sto facendo altro che rafforzare il mio brand, associandogli l’emozione che l’armatore vuole provare acquistando, o è disposto a pagare per provarla.

E per quanto riguarda Stati Uniti ed Europa?

Per avere successo in Europa e negli Stati Uniti devi riuscire ad essere apprezzato prima in Italia. E’ vero che ci sono brand made in Italy poco conosciuti in Italia e famosi all’estero, ma io preferisco essere apprezzato innanzitutto nel mio paese. Per questo sono contento del fatto che quest’anno che è finalmente arrivato il successo in Italia. D’altronde, se non fossi italiano, non avrei questo stile, questo senso dell’armonia, forse non costruirei nemmeno yachts. Italia ed Europa sono molto importanti per il mio businness, e nella nautica sono fondamentali i mercati italiano, francese e inglese.

Secondo lei i Governi italiani hanno sostenuto il settore della nautica? Si potrebbe fare qualcosa di più?

Io devo ringraziare le scelte del Governo Berlusconi che nel 2004 introdusse le agevolazioni sull’Iva, introducendo il leasing nella nautica, e aumentando quindi la capacità d’acquisto delle persone. Io sono arrivato in quegli anni, pronto a recepire l’onda lunga, che è arrivata e ha portato alla luce in Italia tanti armatori che prima compravano all’estero. Abbiamo avuto un gettito d’Iva come non mai prima, che ha fatto bene all’Italia e alle nostre imprese, ha creato molti posti di lavoro. Ma ho avuto anche vantaggi dall’amministrazione di sinistra di Pisa, che nell’area di Navicelli sta creando il polo nautico più importante d’Italia. Sapete che la capitale mondiale della nautica è l’area che va da Viareggio a Pisa: prima era più spostata su Viareggio, ora si sta spostando su Pisa. Io e il mio amico e unico socio Carlo Maiocchi abbiamo acquistato questo cantiere che è nell’occhio del ciclone di questa grande area di sviluppo. E, da Berlusconi alla sinistra, abbiamo riscontrato l’attenzione dei Governi.

In fondo, la nautica, come pochi altri settori, ha un rapporto spazi-forza lavoro straordinario: fare una barca di 30 metri dà lavoro a 40 persone, per 18 mesi, in un’area molto piccola e a volte anche poco attrezzata. Basta avere le altezze e gli spazi e si può allestire un cantiere anche temporaneo. Eì vero, noi abbiamo una struttura enorme: 23 metri di altezza, 140 metri in cemento. Ma altri cantieri, anche storici lavorano benissimo anche nelle tendopoli. Oltretutto. una barca messa in acqua continua a generare lavoro: non solo con l’equipaggio di bordo… ogni volta che toccano un porto l’armatore e la barca lasciano ricchezza.

Sbaglio o state guardando anche al mercato della ristorazione e quello alberghiero?

L’11 dicembre inauguriamo il primo di una catena di 4 ristoranti-club, dove sfido me stesso in un obiettivo molto ambizioso. I locali si chiamano ‘Fashion Yachts on board’. La sfida è quella di ricreare l’atmosfera magica che si vive a bordo di una barca, di un gommone, o di una grande nave, quell’atmosfera frizzante dove le persone, da sole o in compagnia, vivono momenti magici. Voglio creare ristoranti in cui la cosa più importante non è quanto mangi, ma in cui ci si diverta tanto, e si spenda poco. Un’atmosfera unica a prezzi accessibili a tutti, con 20-30 euro, per tornarci anche più volte a settimana. Il primo ristorante sarà aperto a Livorno, l’11 dicembre. L’arredamento, ovviamente, porterà la mia firma, il mio stile. Poi vorrei aprire Saint-Tropez, Milano e Roma. Quando tutti e 4 saranno a regime, metterò a disposizione anche il brand per il franchising.

Quindi è un progetto già in fase avanzata…

Sì, i lavori devono finire entro il 30 novembre. Ma, a proposito di nuove sfide, il 28 novembre esce il primo film da me co-prodotto, fatto insieme alla De Angelis e alla Mikado. Sono entrato anche nel cinema, con la società Fabrizio Politi Production.

Alessandro Petrone

www.fashionyachtsgroup.com

(Nella foto Fabrizio Politi)