Tutti quanti vogliono fare il jazz

Nessuno può resistere al ritmo del jazz e il segreto è tutto lì, nel lasciarsi trasportare da un sound senza freni. Un grande jazzista come Wynton Marsalis sostiene come il jazz sia «il potere di cogliere l’attimo». Per quanto riguarda il dove e il quando, quest’estate c’è davvero l’imbarazzo della scelta.

Il 29 giugno ha aperto le danze il Montreux Jazz Festival, in Svizzera, un appuntamento irrinunciabile per gli appassionati del genere, ormai considerato tra i più prestigiosi d’Europa. Nasce nel 1967 e con la prima edizione siamo già nella leggenda: Nina Simone, Bill Evans, Ella Fitzgerald sono solo alcuni dei nomi che parteciparono a quei tre memorabili giorni di manifestazione. Gli anni ’80 e ’90 hanno segnato poi una fase di crescita continua, registrando un progressivo aumento degli spettatori e diversi cambi di location.

Da quella prima, epica, volta sono cambiate tante cose eppure il Festival continua a vantare partecipazioni eccellenti, mantenendo sempre su livelli altissimi le aspettative del pubblico. Oggi, ad esempio, ha una durata di due settimane e il jazz, pur restando il re indiscusso del programma, è affiancato da altri generi musicali come il blues, il soul e il rock.

Quest’anno, per la sua 52esima edizione, la line up appare ricca ed eterogenea: Flavien Berger (2 luglio), Selah Sue in acustico il 3 luglio, passando per i Queens of The Stone Age e Gregory Porter, rispettivamente l’8 e il 10 luglio, mentre i Jamiroquai saluteranno il pubblico sabato 14 luglio. Insomma, un bel mix di RnB, gospel, musica elettronica e soul, senza trascurare il jazz con il fedelissimo Brad Mehldau Trio, giunto alla sua ottava partecipazione al festival, l’italo-francese Charles Pasi e Jamie Cullum, cantante e pianista britannico.

Gli artisti si divideranno tra l’Auditorium Stravinski, sala dall’acustica eccezionale in cui in passato si sono esibiti i big che hanno fatto la storia del jazz, il Montreux Jazz Club, dove lasciarsi trasportare dalla musica nell’intimità della penombra, e il Lab. Quest’ultima location ospita gli artisti esordienti e sperimentali, oltre ai generi più disparati, dall’hip hop al grunge degli Alice in Chains, ad esempio, il 7 luglio.

Il visionario fondatore del festival, Claude Nobs, scomparso nel 2013, ebbe fin da subito le idee chiare e decise di registrare tutti i concerti, consapevole dell’enorme valore di questa eredità musicale. Si parla di un repertorio audio e video oltre le 5.000 ore di musica che, dopo esser diventato patrimonio dell’UNESCO, è stato inscritto anche nel registro delle “Memorie del Mondo”, il programma mondiale che promuove il patrimonio documentario internazionale.