La mia ricetta del successo. L’intervista a Davide Oldani

Il primo piatto di cui ha memoria quando era un bambino?
Il riso allo zafferano di mia madre, che attualmente ho riproposto in una nuova versione prendendo spunto dalla crosta che si forma sotto la pentola.
Ora la crosta l’ho invertita; e ne faccio una molto croccante che vada a appoggiare sul riso: in questo modo prima si mangia la crosta e poi si arriva al riso. Un’intuizione questa che deriva dal saper scavare dentro se stessi, dentro la propria cultura e territorio.

Cosa ne pensa dei talent di cucina? Possono nascere dei “veri” nuovi chef?
Ne penso molto positivamente perché è un’opportunità in più per sbirciare quello che c’è nel backstage della cucina, sulle modalità di lavoro e sui prodotti che popolano una dispensa. Un nuovo chef può venir fuori solo se è disposto al sacrificio, alla competizione corretta con gli altri, allo studio e all’applicazione meticolosa su quello che fa. Questo indipendentemente se sia in un talent o nel privato, è poi il tempo il miglior giudice.

Immagina come sarebbe stata la sua vita se avesse continuato a fare il calciatore?
No non la immagino, la sognavo all’inizio ma appena il primo sogno è svanito ho pescato nel mio cassetto l’altro sogno; quello della cucina.
Fortunatamente questo si è avverato e per come è andata sono molto soddisfatto.

Al di fuori della cucina, altre passioni?
Tutto quello che è il mondo del cibo, la curiosità sui prodotti, sui viaggi che riescono ad aprirti la mente in maniera pulita. Poi naturalmente sono molto attivo, dedico tempo allo sport e al movimento.
Il buon cibo e il movimento secondo me sono gli ingredienti principali per una vita sana.