Italia e Germania unite a teatro con Freetime

Intervista al drammaturgo Gian Maria Cervo per lo spettacolo “Freetime”.

Il rapporto di Gian Maria Cervo, uno dei drammaturghi italiani più attivi e rappresentati a livello globale, con la Germania è da sempre molto stretto. La sua carriera è cambiata quando è stato notato, quindici anni fa, per il suo stile innovativo e sperimentale al festival Sitges Teatre Internacional dal collega tedesco Roland Schimmelpfennig, è stato poi scelto dal drammaturgo e direttore artistico Andreas Beck come autore in residenza della Deutsches Schauspielhaus, il Teatro Nazionale di Amburgo, per la stagione 2001-2002.

Tra le sue opere “Call Me God” scritta a 8 mani con Marius von Mayenburg, Albert Ostermaier e Rafael Spregelburd rimasta in repertorio con 5 anni di tutto esaurito al Residenz Theater di Monaco di Baviera dal 2012 al 2017 e poi proposta in versione televisiva in prima serata dalla televisione tedesca ARD Alpha nel 2017. Nel 1997 ha fondato il Festival di drammaturgia contemporanea “Quartieri dell’Arte”, di cui mantiene ancora oggi la direzione artistica. Lo abbiamo incontrato a Viterbo, per parlare del nuovo spettacolo “Freetime” realizzato insieme ai Fratelli Presnyakov, sviluppato da un team creativo internazionale composto dal giovane regista tedesco Nicola Bremer, dalla compositrice svedese Saga Björklund Jönsson, dalla scenografa tedesca Steffi Rehberg.

Ha definito Freetime come una commedy particolare, metafisica…

Si, in termini concreti, quasi brutali, è l’idea di vivere in pezzi che ci riguarda sempre di più come cittadini globali. Parla dei lavoratori precari che sono un po’ come i personaggi dei film di fantascienza che attraversano vari universi, anche paralleli, cambiando anche identità. Il fatto di essere immersi, sempre di più in un clash di prospettive culturali e sociali che nessuno prima di noi ha sperimentato ci porta a vivere in una situazione eccitante ma anche pericolosa. Insieme ai Fratelli Presnyakov abbiamo scritto un testo dove vanno in collisione la vita del cittadino globale di oggi. La meccanica quantistica ha molto ispirato questa commedia nel senso che la particella, come la vita che viviamo, non ha una posizione definitiva.


Lo spettacolo affronta il tema del precariato culturale…

Si la storia parla di un ricercatore italiano che lavora in una università al quale non viene rinnovato l’assegno di ricerca. Per sopravvivere si sposta dal bacino della Ruhr in Gran Bretagna per fare il consulente scientifico ad un drammaturgo che però è bloccato, quindi scrive lui il testo ed il drammaturgo viene licenziato. Poi c’è la storia di una scienziata che ha perso l’assegno di ricerca e che, per sostenere la famiglia, finisce per spacciare cocaina, infrange una vetrina vicino al Parlamento europeo e viene arrestata con l’accusa di terrorismo.

Un testo pulp?

Si è una commedia divertente, piena di equivoci dove emergono le vite parallele dei vari personaggi. Un mondo in cui c’è una grande apatia sociale e deresponsabilizzazione.


Lei si è formato in Germania, perché?

E’ cominciata grazie ad una proposta dello Deutsches Schauspielhaus, il Teatro Nazionale di Amburgo, uno dei teatri più avanzati sulla nuova drammaturgia. Per me conoscere il sistema teatrale tedesco è stata una scoperta straordinaria perché sono entrato dentro i processi creativi che in Italia non sono consolidati.

Infatti si avvale di artisti tedeschi?

Ho mantenuto un rapporto preferenziale con la Germania. Ora cerco il dialogo con i più giovani e l’incontro con Nicola Bremer, un regista tedesco, è stato fondamentale perché è un giovane talento che ha dato una prospettiva completamente diversa, rispetto al regista Pierpalo Sepe, al testo di Fretime. Bremer impiega mezzi innovativi come l’arte fatta da intelligenze artificiali.

Quando si potrà si vedere Freetime in Italia?

L’allestimento di Sepe è già stato proposto nel nostro Paese, ma spero di portare nel 2023 il nuovo allestimento internazionale.


In Germania è stato visto?

No, in Germania è stato tradotto ma purtroppo lo stop pandemico ancora non ha permesso di avere una messinscena tedesca.

Oriana Maerini