Desiderio di ritrovarsi. Tra borghi ed eremi.

Desiderio di ritrovarsi. Tra borghi ed eremi.

L’Italia della ripresa ha un volto irriconoscibile. Sospesa tra la paura di nuovi contagi e la voglia di una vita normale. Ma il ‘passo lento’ può avvicinare alla scoperta di nuovi luoghi, con emozioni nuove.

E mentre le città mutano fisionomia, con locali e ristoranti poco frequentati, molti negozi e uffici chiusi, case trasformate in luoghi di lavoro, turisti assenti, per molti, forse, c’è anche il bisogno di ritrovarsi. In una diversa socialità a dimensione umana.

Per un weekend rigenerante di fine estate, in tutta Italia, un richiamo viene dai tanti borghi italiani. Incontaminati, unici, da apprezzare non solo per le bellezze paesaggistiche, la natura e il patrimonio storico e artistico ma per godere, nella delicatezza e nel silenzio dei luoghi, di tradizioni e gusti antichi. Fatti di cultura e di buon cibo. Ma, soprattutto, di pace e di serenità. Una qualità della vita spesso dimenticata.

Sono circa 300 i borghi d’Italia. Risorse architettoniche naturali con dentità, storia, bellezza. Luoghi spesso abbandonati, ‘a rischio scomparsa’, l’Italia dei borghi ha una popolazione inferiore ai cinquemila abitanti.

La riscoperta dei borghi, in questa estate diversa, si è rivelata una soluzione ideale, attrattiva per vacanze ‘di prossimità’. Per vivere l’esperienza di un turismo più sicuro, nel rispetto della natura, a piedi, in bicicletta o a cavallo, tra percorsi naturalistici, itinerari culturali e scoperte enogastronomiche.

Per il 2020, è Bobbio, in Emilia Romagna, ‘medaglia d’oro’ tra i borghi più belli d’Italia, situato nella Val Trebbia, immerso tra le verdi montagne dell’Appennino.

Tutti bellissimi, i borghi italiani. Impossibile fare una ‘classifica’ dei tanti presenti nelle nostre Regioni.

Per citarne qualcuno, Venzone (Friuli Venezia Giulia) riconosciuto come monumento nazionale, ricostruito dopo il terremoto del Friuli del ’76. Arquà Petrarca (Veneto), dove il grande poeta trascorse gli ultimi anni di vita. Orta San Giulio (Piemonte) borgo del Mater Ecclesiae, uno dei più importanti monasteri femminili in Italia. In Liguria, Tellaro, frazione di Lerici, e Bussana Vecchia.

In Toscana (Lucca), Isola Santa, vicino Castelnuovo Garfagnana, con le sue case in pietra, sull’omonimo lago. Bagno Vignoni, a San Quirico d’Orcia (Siena), a un passo dai meravigliosi borghi di Pienza e Montalcino. Le sue acque bicarbonato-solfato-alcalinoterrose-ipertermiche – che sgorgano ad una temperatura di circa 49 gradi – vennero utilizzate fin dall’epoca romana a scopi termali terapeutici.

In Umbria, Panicale, non lontano dal Lago Trasimeno, e Norcia, che diede i natali a San Benedetto. In Abruzzo, Santo Stefano di Sessanio, nel Parco nazionale Gran Sasso.

Panicale, Umbria

Nel cuore della costiera, Conca dei Marini, borgo storico alle porte di Amalfi (Campania). E Otranto (Puglia), il punto più orientale d’Italia, simbolo di eleganza salentina. Il borgo dalle case colorate è a Castelmezzano (Basilicata).

Nel catanese, Castiglione di Sicilia, a oltre 600 metri d’altezza, e Zafferana Etnea, alle pendici dell’Etna.

Nel Lazio, se ne contano tanti, tra i più belli.

In provincia di Viterbo, Civita di Bagnoregio, definita dallo scrittore Bonaventura Tecchi – che vi trascorse la sua giovinezza – “La città che muore” a causa del progressivo franare delle pareti di tufo. Bomarzo, con il suo Sacro Bosco, parco naturale ornato da numerose sculture in basalto del XVI secolo raffiguranti animali mitologici, divinità e mostri. Calcata, suggestivo borgo medioevale situato su uno sperone proteso nel vuoto, in una folta vegetazione dai colori cangianti al mutare delle stagioni e dai caldi toni delle rocce tufacee. Caprarola, tra medioevo e rinascimento, arroccata su uno sperone tufaceo con vista sul lago di Vico. Sutri, nella Tuscia, ricca di storia, fascino e natura, dove lo spazio museale di Palazzo Doebbing voluto dal sindaco Vittorio Sgarbi ospita grandi capolavori dell’arte italiana.

In provincia di Rieti, Farfa prende il nome dall’omonimo fiume (Farfarus di Ovidio). Meta di turismo, con la splendida abbazia di Santa Maria di Farfa, monastero della congregazione benedettina cassinese. Greccio, noto soprattutto per il santuario fondato da San Francesco che lì diede vita al primo presepe. Orvinio, a 840 metri, nel Parco dei Monti Lucretili. Nella Chiesa di Santa Maria dei Raccomandati, costruita nella seconda metà del XVI secolo, sono custodite preziose opere del pittore secentesco Vincenzo Manenti, al quale Orvinio ha dato i natali, e del padre Ascanio, anch’esso nato tra le mura dell’antica ‘Canemorto’.

In provincia di Frosinone, il centro storico di Isola del Liri, in una natura affascinante e suggestiva, si sviluppa su un’isola formata dal fiume che, all’altezza del castello Boncompagni – Viscogliosi, si divide in due bracci generando, con un salto di circa trenta metri, la Cascata Grande e la Cascata del Valcatoio. E poi ancora Arpino, uno dei centri più antichi del frusinate. Adagiata su un colle, Boville Ernica domina le Valli del Liri, del Cosa e del Sacco. La sua storia affonda le radici nell’epoca preromana, come attestano i numerosi rinvenimenti archeologici e le sue mura pelasgiche.

In provincia di Roma, nell’area dei Castelli Romani, Nemi è nota per la coltivazione delle fragole e per la sagra, nella prima domenica di giugno. Il centro storico è situato in posizione panoramica sull’omonimo lago, luogo del ritrovamento, nel 1927-1932, di due navi dell’età dell’imperatore Caligola, conservate nel Museo delle navi romane fino alla loro distruzione nel 1944. E poi, ancora, Castel Gandolfo, Subiaco, Ceri ed altri borghi sono da visitare, nel territorio romano.

In provincia di Latina, Bassiano, patria del celebre umanista Aldo Manuzio (1447-1451), borgo medievale situato sopra un colle in una valle interna dei Monti Lepini dalla caratteristica struttura a spirale e Cori, ricco di testimonianze storiche dell’antica città di Cora, secondo la tradizione fondata tra il XII ed il XII a.C.. Sull’altissima rupe denominata della “Rave”, c’è Norma, detta la “tribuna d’onore dei Monti Lepini” per il suo incantevole panorama. E Sperlonga, sulla Riviera di Ulisse, con le sue piccole vie imbiancate a calce, come le strade, le scale e le case del borgo, si arricchisce anche di splendidi scorci sul mare.

Impossibile citare tutti i borghi, ognuno splendido nella sua unicità.

Per un’esperienza particolare, il nostro Paese offre, inoltre, luoghi singolari. Per gli amanti dell’avventura, della natura e della fotografia. Per chiunque desideri vivere una dimensione più intima con se stesso. Per ‘respirare’ aria di spiritualità.

Sono gli eremi. Siti di fede, gioielli incastonati tra le rocce, a volte quasi inaccessibili, da Nord a Sud. Per un turismo legato alla conoscenza, alla serenità, all’emozione.

Un turismo religioso che lega aspetti storici e culturali a quelli delle tradizioni e dei prodotti locali, con effetti positivi anche per l’economia del territorio.

Come nel Gargano, a Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia, intorno all’Abbazia di Santa Maria di Pulsano, tra ripidi strapiombi. L’architettura religiosa risale al VI secolo.

Monte Sant’Angelo, Puglia

A Genga, in provincia di Ancona, già monastero di clausura delle monache benedettine, l’eremo è in parte scavato nella roccia.

Nel massiccio della Majella, in Abruzzo, protetto da un tetto di roccia, c’è l’Eremo di San Bartolomeo in Legio restaurato da Pietro dal Morrone, poi nominato papa Celestino V.

Miracolo architettonico su uno strapiombo di circa 120 metri, a Trambileno, a due passi da Rovereto, in provincia di Trento, l’affascinante Eremo di San Colombano, abitato dai monaci eremiti fino al 1782, è raggiungibile attraverso 102 gradini scavati nella roccia. Tra culto e leggenda. Protetto da un tetto naturale di roccia, è dedicato al Santo che, in veste di giovane cavaliere, uccise il drago che provocava la morte di bambini battezzati nelle acque del sottostante torrente Leno.

Sul Lago Maggiore, l’Eremo di Santa Caterina dal Sasso fu costruito da un ricco mercante, divenuto eremita. Ancora, è a 947 metri d’altezza l’Eremo di Bismantova, in provincia di Reggio Emilia, nel passato abitato da monaci benedettini.

L’Eremo di “Sancta Maria ad Martyres”, conosciuto come l’Eremo di Calomini, in provincia di Lucca, scavato nella roccia verso l’anno 1000, è ricco di pregevoli dipinti e oggetti d’arte.

A 1100 metri di altitudine, in provincia di Arezzo, a poca distanza dal crinale appenninico tosco romagnolo, si trova poi l’Eremo di Camaldoli, fondato nel 1012 da San Romualdo, tra i più importanti d’Italia.

A 800 metri d’altezza sul monte Subasio, immerso in un paesaggio naturale straordinario, a 4 chilometri da Assisi, l’Eremo delle Carceri ospitò San Francesco e i suoi seguaci.

Impossibile citarli tutti, ogni eremo conserva intatto il suo fascino.

Credenti e non credenti, dunque, tutti alla ricerca di autenticità, cultura e, soprattutto, di pace. Tra borghi e eremi, custodi dell’identità culturale del Paese, per una vacanza rigeneratrice di anima e corpo. Alla riscoperta di se stessi.

Elvira Frojo