“Una principessa, un elfo e un demone entrano in un bar…“. Sembrerebbe l’inizio perfetto di una barzelletta da circolo dei nerd e invece è l’incipit di “Disincanto”, la nuova creazione del vulcanico Matt Groening, la mente e la matita da cui provengono I Simpson, indiscutibile monumento della cultura pop, e anche una serie forse sottovalutata, ma immaginifica e dal potenziale altissimo, come Futurama. Se la gialla famiglia di Springfield, con ironia spesso corrosiva, racconta da 30 anni a questa parte il presente della società, mentre i buffi personaggi di Futurama, a spasso tra i pianeti della nostra galassia, ne predicono il futuro, ecco che con la nuova produzione Groening sceglie di proseguire nella maniera più semplice, tuffandosi nel passato, per offrire una serie animata fantasy a uso e consumo degli adulti, certo smaliziati ma sempre affamati di qualche nuova buona storia. Così, su Netflix, a partire dal 17 agosto, in contemporanea in tutti i Paesi in cui il servizio è disponibile, voilà, ecco i primi dieci episodi del nuovo progetto, di cui è stato fatto trapelare pochissimo, per montare a dovere un hype che coinvolge non solo i fanatici del tratto di Matt, ma anche i semplici addicted da serie tv, devoti alla piattaforma streaming. C’è infatti grande attesa circa lo sviluppo delle dinamiche della storia che segna il ritorno dell’artista americano sugli schermi. Il fumettista, nato a Portland il 15 febbraio del 1954, fino al 1977 aveva lavorato in un negozio di dischi, dando una svolta alla sua vita con la creazione della striscia Life in Hell, ancora oggi pubblicata su diversi settimanali. Matt si presentò poi alla Fox per proporre un adattamento di Life in Hell, ma per paura che qualcuno gli rubasse i diritti al momento ideò I Simpson e da lì ecco un successo in crescendo che oggi, passando per Futurama, porta a Disincanto.
Grazie al clamoroso ritorno di Groening, anche per il mese di agosto Netflix si è garantita la sua bomba di programmazione, sfornando una valida alternativa di fuga momentanea dalla vita reale: insomma, mettiamo da parte per un po’ calura, ombrelloni e spiagge e concentriamoci sullo schermo, amici. Il pubblico verrà catapultato nel regno di Dreamland, un posto parecchio disastrato in cui potrà seguire le disavventure della principessa ubriacona Bean, del suo demone personale Luci e dell’esuberante amico elfo, il quale, giusto per non sbagliare, di nome fa proprio Elfo. L’ambientazione è quella di un lontano Medioevo e tutto comincia in un castello diroccato: nel corso degli episodi, il trio stravagante composto da Bean, Luci ed Elfo incontrerà orchi, spiritelli, arpie, folletti, troll, trichechi e molti sciocchi umani. Dimenticate però sdilinquimenti da fiaba della buonanotte: già dalla breve anticipazione del trailer si capisce che non c’è nulla di fiabesco in questa serie. Il Disincanto inizia a partire dalla protagonista stessa, lontana in maniera siderale dall’affettazione romantica delle principesse di stampo Disney: qui abbiamo a che fare con una freak in piena regola, una “santa bevitrice”, definita dal padre sul trono un “ripugnante buono a nulla con mento sfuggente e denti da coniglio”, dunque più vicina ad Homer Simpson o al Bender di Futurama che a una Cenerentola indifesa. Groening ha creato un nuovo universo ricco di personaggi irriverenti e destinato a scardinare tanto i luoghi comuni sulle eroine al femminile quanto gli schemi tradizionali del genere fantastico.
Disincanto è prodotto da The Ululu Company per Netflix, Matt Groening e Josh Weinstein sono i produttori esecutivi. L’animazione è a cura dei Rough Draft Studios, gli stessi di Futurama. Nel cast di doppiatori originali a dare la voce alla principessa Bean troviamo Abbi Jacobson (Broad City), mentre Nat Faxon (Bad Teacher – Una cattiva maestra) è Elfo ed Eric Andre (2 Broke Girls) è Luci.
Matt Groening porta a Dreamland anche una squadra di attori che hanno già lavorato con lui: Matt Berry, Lucy Montgomery, Noel Fielding, John DiMaggio, Billy West, Maurice LaMarche, Tress MacNeille, David Herman, Jeny Batten e Rich Fulcher. Già prima del debutto su Netflix, Disincanto è stata rinnovata per una seconda stagione che sarà composta sempre da 10 episodi. Poche ciance: la verve di Groening resta nel tempo una delle cose più “incantevoli” e inossidabili della televisione. Buon disincanto a tutti.
Elisabetta Pasca