Benvenuti a Castle Rock

Se parliamo di intrattenimento, quali sono gli ingredienti fondamentali per realizzare una bomba ad orologeria? Semplice, per cominciare mettiamo insieme il mago demiurgo delle serie televisive J.J. Abrams e il Re del brivido, Stephen King, e, boom, annunciamo che stanno collaborando per un nuovo progetto seriale. La bomba è innescata, una notizia del genere è sufficiente per mandare letteralmente in tilt le sinapsi di milioni di appassionati in tutto il mondo. Così è accaduto nel febbraio 2017, quando la piattaforma streaming Hulu ha presentato il progetto Castle Rock, una serie antologica dedicata all’universo narrativo di King prodotta dalla Bad Robot Productions di Abrams e dalla Warner Bros. Television.

Finalmente, dopo una lunga attesa, il 25 luglio verrà rilasciata la prima stagione in 10 episodi: la serie attinge a diverse situazioni, luoghi e personaggi dell’immaginario kinghiano e non semplicemente ad una singola opera, per cui le aspettative non possono che essere alle stelle. J.J. Abrams ha sottolineato che al momento di accettare il progetto e di scegliere la squadra di sceneggiatori ha subito avuto la sensazione che il risultato sarebbe stato terrificante e spaventoso, una storia unica da raccontare in televisione. “Il nostro intento è quello di creare una sorta di calendario dell’avvento, celebrando la diversità delle storie che Stephen King racconta. Perciò in futuro troveremo nuovi personaggi e salteremo avanti e indietro nel tempo. Al tempo stesso le varie stagioni saranno intersecate in modi diversi” hanno spiegato i produttori di questo horror psicologico ad altissimo potenziale.

Gli sceneggiatori principali, Sean Shaw e Dustin Thomason, hanno identificato come modello di riferimento fondamentale dal punto di vista audiovisivo la serie Fargo: l’obiettivo di Castle Rock è declinare quel tipo di costruzione narrativa ed estetica in funzione del mondo kinghiano, per cui, dopo la prima stagione, verrà raccontata un’altra vicenda completamente diversa, più o meno legata alla precedente, ma del tutto indipendente da essa. All’interno dei trailer presentati nei mesi scorsi abbiamo già potuto gustare riferimenti a Derry, altra cittadina molto amata da King, ai Barrens di It, all’istituto di sanità mentale di Juniper Hill, all’isola di Little Tall e ovviamente alla prigione di Shawshank, luogo clou per gli eventi della prima stagione.

La storia ruota attorno al personaggio di Henry Deaver, un avvocato difensore, interpretato dall’attore André Holland (Moonlight), che lavora nella prigione di Shawshank, invischiato in un caso piuttosto complicato e misterioso che coinvolge anche un carcerato, a cui dà il volto Bill Skarsgard, il recente e terrorizzante Pennywise cinematografico. Oltre a Skarsgard nel cast ritroviamo altre due conoscenze del buon vecchio King: Sissy Spacek, l’iconica Carrie dell’omonimo film di Brian de Palma del 1976, e Melanie Lynskey, che ha preso parte a “Rose Red”, una miniserie televisiva scritta da King in persona e basata sul romanzo “Il diario di Ellen Rimbauer – La mia vita a Rose Red”.

Completano il cast il mitico Terry O’Quinn, di nuovo in combutta con Abrams a sette anni dalla conclusione di Lost, nel ruolo di Dale Lacy, pilastro della comunità di Castle Rock, insieme agli altri attori principali Scott Glenn (The Leftovers) e Jane Levy (Suburgatory), a cui, quasi in dirittura d’arrivo, si sono affiancati anche l’ottima Allison Tolman di Fargo, l’ex star di Shameless Noel Fisher, ingaggiato per il ruolo di Zalewski, guardia carceraria di Shawshank, e Chosen Jacobs, già visto nel film “It”, chiamato ad interpretare nella serie il figlio di Deaver. Castle Rock ha davvero tutte le carte in regola per trasformarsi in una serie culto, di quelle che rimangono impresse a lungo nell’immaginario collettivo e fungono da pietra miliare per le produzioni successive. D’altro canto, partire dal magma creativo di Stephen King, esplorando temi e mondi dei suoi racconti più celebri e riusciti, significa avventurarsi nell’ambizioso viaggio che porta a una nuova genesi, in cui le strutture e i linguaggi audiovisivi si mettono al servizio della parola scritta per creare un’opera d’arte originale, una saga epica di luce e tenebra che lascia il segno. Non c’è modo migliore di affrontare il terrore se non abbandonandosi alla sua narrazione: un abisso nel cuore boscoso del Maine ci chiama e ci aggancia, risucchiandoci nei meandri delle nostre paure più ataviche. Forza, lasciamoci andare.

Elisabetta Pasca