L’infanzia di un capo, nelle sale dal 29 Giugno

L’infanzia di un capo, nelle sale dal 29 Giugno

Il cinema è una forma d’arte dinamica capace di ridare voce ad epoche superate dal tempo e di creare emozioni che fondono il passato il presente e il futuro. Così come il film “L’infanzia di un capo” in uscita nelle sale dal 29 Giugno e distribuito da Fil Rouge Media, liberamente ispirato ad un racconto di Jean Paul Sarte che con la sua ambientazione a cavallo tra la fine della prima e la seconda guerra mondiale, in un epoca al tempo stesso vicina e lontana nella memoria collettiva, mette in scena l’esistenza di una famiglia borghese rappresentata perfettamente nelle dinamiche relazionali tra moglie e marito che si trovano alle prese con il figlio, il piccolo Prescott caratterizzato da una forte e ribelle personalità che mostra tratti al limite del patologico, aspetto completamente ignorato dai genitori che, come era uso a quel tempo considerano il comportamento come un atto d’insubordinazione all’autorità paterna e come gesti amore negato verso la madre. La personalità distorta del bambino lontano intimamente dai genitori e dal contesto dal quale non si sente rappresentato, si rafforza sempre più fino ad assumere età matura tratti dispotici che lo porteranno a diventare un leader tirannico del Ventesimo Secolo.

Il film che ha vinto il Premio Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima ‘Luigi De Laurentiis’ e il Premio Orizzonti per la Miglior Regia alla 72a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, propone una struttura e un’ambientazione raffinata che mostra, a mio parere il limite di non aver messo in scena l’evoluzione della personalità malvagia del piccolo protagonista e la fissità relazionale dei genitori completamente schiacciati dalla personalità del ragazzo quasi a dimostrare che la violenza psicologica esercitata sugli altri conduca a dominare le masse.

Nel complesso il film scorre piacevolmente creando una tensione che però non sfocia in nessun atto realmente significativo nel rapporto tra Prescott ed i genitori, che soggiacciono immobili davanti alla personalità schiacciante del figlio.

Alessandra Guardati