Sex And The City 2. La disfatta

Sex And The City 2. La disfatta

Innanzitutto le ragazze ora sono signore bene. Per educazione non ne voglio fare un fatto anagrafico, perché hanno tutte coronato il loro sogno di vivere con la persona amata: Carrie con Mr Big, Miranda con Steve, Charlotte con Harry e Samantha con.… il sesso.

Il primo film si è chiuso con IL matrimonio che tanto sognavamo di vedere, mentre questo secondo capitolo si apre con il matrimonio che mai avremmo pensato di vedere, vuoi per i protagonisti, vuoi perché alcune leggi non lo consentivano, quello tra Stanford Blatch (migliore amico gay di Carrie) e Anthony Marantino (migliore amico gay di Charlotte) , con tanto di Liza Minnelli che celebra le nozze e canta “single ladies”.

Matrimonio durante il quale, ci vengono presentate le attuali condizioni delle (ex) ragazze: Carrie e Mr Big che si “bastano” - quindi non vi aspettate gravidanze a sorpresa -, Miranda e Steve uniti, ma con il lavoro e il nuovo socio anziano troppo presente, Charlotte con due figlie da gestire, di cui una parecchio odiosa, e Samantha “drogatissima” di cure contro la menopausa.

Senza dirvi come, quando e perché, Samantha viene invitata da uno sceicco ad Abu Dhabi all inclusive – decisamente meglio di quello che si trova nelle offerte per Sharm - per lavoro, e ovviamente si porta le amiche.

Il viaggio ad Abu Dhabi è l’inizio della disfatta narrativa: è troppo lungo, è un mega spot, esagerato, e arriva a livelli di comicità così povera che sembra di essere capitati per sbaglio a Natale ad Abu Dhabi.

Delle (ex) ragazze, quella che questa volta mi ha colpito di più (anche perché è da sempre la mia preferita) è Miranda che, in piena crisi lavorativa, tira fuori il meglio di sé sia fisicamente - resti tra noi, ma a Cynthia Nixon il coming out ha fatto davvero bene - che caratterialmente.

I dialoghi tra loro sono carini, forse meglio dell’altro film, soprattutto quello tra Miranda e Charlotte.

Personalmente, non posso credere che la shopping girl più famosa al mondo, una che ha posato per Vogue America con amici del calibro di Oscar de Larenta, Dior, Vera Wang, Vivienne Westwood ecc. non sappia che nel Medio Oriente il mercato tradizionale si chiama Souk, vende spezie, prodotti “locali”, e il look che ha scelto per quell’occasione è troppo! - scrivere questo fa male più a me che voi che lo leggete, giuro -. Tra una scarpa a buon prezzo e un po’ di spezie, incontra Aidan e, nel caldo del deserto, lontana da casa…. chissà che accade.

Il “Marketting” (nel senso di marketing marchetta) ha avuto la meglio sulla sceneggiatura, trasformando le quattro protagoniste in portatrici sane di product placement, spingendo ad allungare il brodo senza criterio, a scapito di un prodotto che ha saputo riscrivere le regole nelle storie al femminile.

Stefano Mastropaolo