Le italiane ?dettano ? moda

Le italiane  ?dettano ? moda

La moda è certamente uno dei comparti chiave per l’economia del nostro Paese e uno dei temi che - più di altri - sono riconducibili all’universo femminile. Le donne italiane stanno imprimendo una svolta profonda al loro rapporto con il mercato, i consumi, i brand.
Questo emerge da un’indagine condotta da Enrico Finzi di “Astra Ricerche” per Camomilla, dinamica azienda milanese presente da quasi 30 anni nel mercato degli accessori-moda.
Secondo lo studio, le scelte delle consumatrici sono sempre più catturate da aziende e marchi definiti “socialmente trendy”, ovvero capaci di anticipare e intercettare il consumatore offrendo non solo prodotti eccellenti, funzionali, competitivi nel rapporto qualità-prezzo, ma veri e propri item, rispondenti a stili di vita contemporanei e, soprattutto, capaci di suscitare entusiasmi ed emozioni.

All’incontro svoltosi il lo scorso mese al Teatro Litta di Milano – al dibattito guidato e moderato dalla giornalista Cristina Parodi - hanno aderito aziende di prestigio come Fiat Group, Costa Crociere, Unilever, Azonzo Travel, oltre a Camomilla, nella duplice veste di padrona di casa e protagonista del dibattito.

Per quanto riguarda il settore moda, dalla ricerca sono emersi dati e considerazioni interessanti. A iniziare dal fatto che le italiane fashion oriented sono il 30% in base a una diminuzione del 20% rispetto al 2007. Inoltre, è crescente l’ostilità femminile nei confronti della moda (intesa in senso tradizionale) e le principali motivazioni sono in primis il costo, la cui percezione collettiva è di “prezzi esorbitanti quasi sempre ingiustificati”; l’inizio di una crisi di creatività, perché da 4-5 anni il vissuto collettivo è di decrescente innovazione e non emerge o emerge poco da una nuova leva di stilisti mentre quelli tradizionali appaiono privi di eredi.

Ultimo motivo individuato è che le proposte fashion sono giudicate sempre più lontane dai reali bisogni delle donne (anche quelle fashion lovers o fashion addicts), soprattutto per quel che riguarda l’effettiva portabilità dei capi, la durevolezza nel tempo, l’utilità nelle effettive occasioni d’uso.

Si è arrivati ad un punto dove tutto è già stato proposto, dove la “moda non è più di moda” e il prêt-à-porter non gode più dei fasti degli anni Novanta. Questi i temi su cui è andato avanti l’incontro, che segna l’inizio di un dibattito dal quale trapela una crescente voglia di concretezza e semplicità senza però rinunciare alla firma.

Fabio Trematore

www.camomilla.it