Vent'anni dopo, ancora Leone

Vent'anni dopo, ancora Leone

Il 30 aprile 1989 moriva a sessant’anni Sergio Leone, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano, uno dei più importanti registi della storia del cinema, particolarmente noto per i suoi film del genere spaghetti-western. La sua regia innovativa, ricca di originalità e stile, ha fatto scuola ed ha contribuito alla rinascita del western negli anni sessanta. In particolare “Per un pugno di dollari” ha rilanciato di colpo un genere, il western, considerato, a lungo di serie B, che trovava accoglienza solo nelle sale di terza visione, molte coi sedili ancora di legno.

Oggi, quarantacinque anni dopo e a vent’anni giusti dalla morte, Sergio Leone è riverito e rivalutato dopo che legioni di critici avevano puntualmente evitato le sue opere. Grazie a film come “Per qualche dollaro in più”, “Il buono, il brutto, il cattivo” (che insieme a “Per un pugno di dollari” formano la cosiddetta “trilogia del dollaro”), “C’era una volta il West” e “Giù la testa”, ai quali si affianca “C’era una volta in America”, un gangster-movie, per formare la cosiddetta “trilogia del tempo”.

Dopo l’avventura dei suoi western-spaghetti, nel 1984 il regista approda ad ambizioni di cinema più alto e complesso. Con quest’ultimo film Leone esce definitivamente dal western, con l’ambizione di fare l’epopea storica degli Usa. Si tratta di un kolossal su cinquant’anni di storia nordamericana, dal 1922 al 1970, vista attraverso la vita e le avventure di due gangsters, Noodles (interpretato da Robert De Niro) e Max (James Wood): dall’infanzia fatta di amicizia, complicità contro il resto del mondo, fino alla separazione da adulti, innamorati di una stessa donna, Deborah (Elizabeth McGovern): un’ossessione che li accompagnerà fino alla morte.

Un film che ha il respiro della saga, e in cui si sente la nostalgia del vecchio cinema, da parte di un cineasta innamorato del proprio mestiere e del mito dell’America. Una visione malinconica non solo di una vicenda, ma della condizione umana. Una morte prematura quella di Sergio Leone, a soli sessant’anni, in piena attività, tra il progetto di trasporre sul grande schermo l’assedio di Leningrado, quello di firmare una nuova resa cinematografica di ‘Via col vento’ di Margaret Mitchell, e il ritorno al western con un film di cui aveva già scritto il trattamento e per il quale aveva scelto Richard Gere e Mickey Rourke come protagonisti. Come ha dichiarato Ennio Morricone, creatore delle musiche per tutti i suoi film (tranne il primo, ‘Il colosso di Rodi’), Sergio “progrediva a ogni film”, e ogni pellicola che girava “era migliore della precedente”. Chissa quale altro regalo avrebbe potuto lasciarci in eredità il cineasta romano…

Ivano Basile

(Nella foto il regista Sergio Leone)